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— Fenoaltea, portatemi a caccia di quaglie, — piagnucolava Stefano.
Andarono a far due passi sulla strada degli ulivi, brulla anch’essa e solcata di rigagnoli. Camminando Stefano sbirciava la vetta del poggio.
— D’inverno non si va piú lassú?
— Che volete vedere? il panorama? — diceva Pierino.
— Intende per sgranchirsi le gambe, — rispondeva Gaetano soprapensiero.
— Se giraste per servizio, di notte, come tocca a me solo, non avreste bisogno di sgranchirvi le gambe.
— Ma voi servite il governo, — disse Stefano.
— Anche voi lo servite, ingegnere, — ribatté Pierino.
Sotto Natale il paese s’era un poco animato. Stefano aveva veduto ragazzi mocciosi e scalzi girare davanti alle case suonando trombette e triangoli e cantando con voci acute le buone feste. Poi attendevano pazienti che uscisse qualcuno — una donna, un vecchio — , che metteva nella sporta un po’ di dolce o fichi secchi o arance o qualche soldo. Vennero anche nel suo cortile — due volte — e benché Stefano s’irritasse al clamore, fu contento che non l’avessero dimenticato e diede loro qualche soldo e una tavoletta di cioccolato. I ragazzi ricantarono la canzoncina — avevano gli occhi ridenti e fondi di Giannino, del meccanico, di tutti i giovani di quella terra — e lo lasciarono stupito di essersi commosso cosí a buon mercato.
Il negozio di commestibili di Fenoaltea lavorò assai in quei giorni e Gaetano era sempre al banco col padre e le zie. Venivano villani, povere donne, serve scalze, gente che non sempre mangiava pane; lasciavano alla porta il somarello bardato; e compravano, magari sul raccolto futuro, cannella, garofano, fior di farina, droghe, per i dolci di Natale. Il vecchio Fenoaltea diceva a Stefano: — È la nostra stagione. Se non ci fosse Natale, i morti di fame saremmo noi.
Venne pure Concia. Stefano, seduto su una cassa, guardava l’acciottolato e la sporca facciata dell’osteria di fronte, debolmente schiariti da un sole tiepido. Concia comparve sulla soglia, baldanzosa e diritta come un virgulto, quella di sempre. La stessa futile sottana intorno ai fianchi, le stesse gambe abbronzate: non era piú scalza, ma proprio sulla soglia tolse i piedi dalle pianelle senza chi-
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