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passo di sempre: era scalza. Stefano vide nell’angolo l’anfora consueta. Concia aggiustava qualcosa sul fornello acceso e subito se ne levò un fortore di aromi e di aceto.

Lontano, nella casa, vociavano. Concia si volse senza imbarazzo, col suo gesto di scatto: la luce era già tanto vaga da uniformare su quel viso i toni bruni e carnicini. Stefano continuò a guardarla.

Le voci dal piano superiore tacquero. Bisognava parlare. Le labbra di Concia erano schiuse, pronte a ridere.

Stefano guardò invece la finestra. Girò gli occhi lungo tutta la parete. Era bassa e fumosa, e la luce azzurrina sapeva di carbonella.

— Qui deve far fresco d’estate, — disse infine.

Concia taceva, piegata al fornello, come se non avesse sentito.

— Non avete paura dei ladri?

Concia si volse di scatto. — Voi siete un ladro? — Rideva.

— Sono un ladro come Giannino, — disse Stefano adagio.

Concia alzò le spalle.

Stefano disse: — Non gli volete bene a Giannino?

— Voglio bene a chi mi vuol bene.

Traversò la cucina con un sorriso di compiacimento sdegnoso, e prese una scodella dalla mensola. Tornò al fornello e piegò l’anfora poggiandosela al fianco, e un poco d’acqua traboccò dalla scodella. Muovendosi, camminò sulla stroscia.

Nel vano della porta ricomparve sorniona la bimbetta. Dietro a lei c’era Giannino nell’ombra. Concia si volse appena, quando Giannino disse: — Questa tua bimba va chiusa in pollaio — ; e rise brontolando qualcosa. Stefano indovinò dietro Giannino una figura incerta che si ritrasse subito quando Giannino gli disse: — Venite, ingegnere?

Uscirono senza dir parola, nell’aria ancor chiara. Quando furono sul terrapieno, Stefano si volse a guardare la casa, e vide illuminata una finestra. Davanti al mare pallido, pareva la lanterna di una barca già accesa per il largo.

Tacendo Giannino al suo fianco, Stefano, ch’era ancor sudato, ripensava ai sussulti del sangue che tante volte lo avevano cacciato a camminare e cercare un oblio del suo isolamento, nella campagna desolata. Parevano un tempo remoto, quegli immobili pome-


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