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Quando uscii solo, sulla piazza, era ancor giorno. Camminavo schivando la gente. Sentivo parlare. Guardavo quell’aria dorata di vetro, camminavo e rilessi i fogli. Entro due giorni presentarmi alla questura di Torino. Il biglietto pagato. Sorveglianza speciale.

Non potevo star fuori dopo il tramonto. Allora andai col mio fagotto all’osteria a ber la birra. Quando uscii mi chiamarono indietro, dovevo pagare.

Sul ponte Milvio mi fermai guardando i colli. Era sempre la stessa anche Roma. L’acqua correva piano piano sotto il cielo. Da quella parte che pareva Sassi, si vedevano i travi del ponte in cantiere, e ogni cosa era limpida, calda. «A Torino si leva la nebbia a quest’ora, — dicevo, — tra la collina e la montagna». Piano piano mi mossi. Sapevo bene che un piacere dura poco.

Entrai nel negozio dicendo: — Padrona — . Vidi Gina guardarmi. Non aveva la tuta. Mi corse incontro come fosse una bambina.

Quando fu buio non potevo piú restare. Allora andammo a casa insieme e la Marina mi chiamò dalla finestra. Sulla scala trovammo frenetiche Dorina e la vecchia, e cenammo con loro. Dissi a Dorina tutto quanto ne sapevo, e lei che aveva gli occhi pesti non piangeva: continuava a ripetere che Carletto doveva uscir fuori. — Vedrai che la gobba gli porta fortuna, — diceva Marina, — gliel’ha portata già una volta.

— Ma insomma che cosa facevano? — dissi.

Non fu possibile saperlo. Dorina era tanto convinta che Carletto doveva uscir fuori, che negava perfino che vedesse il Maggiore. Gina mi disse nella notte che a Carletto gli avevano trovato i giornali e che il Maggiore era saltato dal balcone in camiciola.

— Te l’ha detto Fabrizio?

Lei rise. — Me l’ha detto Giuseppe. È venuto a cercarti. Sanno tutto, i compagni.

Da due giorni sapeva perfino che, se uscivo, mi avrebbero dato quel foglio. — Ma non mi posso rassegnare, — disse, — devi davvero andare a casa?

Venne il mattino, e la Marina ci fece l’ultimo caffè. Si ricordò di quell’immagine e mi disse, in presenza di Gina: — Ti ha fatto la grazia, la Madonna. Sei stato malato.

— Che grazia? — fa Gina.

La Marina levò gli occhi al cielo. — Tu taci, — le disse. — Anche tu ne hai bisogno.


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