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Ridiedi mano alla chitarra, e verso sera quando uscivo mi pareva di averci le voglie di un tempo. Di quando andavo a godere in collina con Lario e Chelino. Quando tutto doveva succedere e Amelio era al mondo. Non era passato che un anno. Possibile?
— Sei contento di Roma? — diceva Carletto trottandomi dietro. — Ci si sta bene in questo mondo, vecchio porco.
Giulianella diceva: — Sei quasi sposato. Hai la lima nel pozzo.
Io pensavo a quegli altri. Pensavo alla gente che stava in prigione. Pensavo ai morti e ai moribondi della terra. Cosa sarebbe questo mondo se l’avessimo già vinta. Ma chi sa, forse il bello è che dura un momento e che le cose non si possono cambiare.
Una notte ci prese un piovasco per la strada, quand’eravamo appena usciti dal teatro, e si dovette ripararci al primo buco. Come succede, queste cose mettono voglia di godere, e si càpita sempre nel posto piú adatto. Sembra d’essere tanti ragazzi. Tutta Roma tuonava e allagava, volavano foglie, non c’era un cane in quella tampa tranne noi. Bevemmo del vino; anche Gina beveva. Carletto fece un gran discorso contro il Fascio; il padrone, sbarrata la porta, ci aprí una bottiglia che teneva per quando quel giorno sarebbe venuto, e si mise a parlare anche lui. — Quando sento burrasca, — gridava, — mi sembra sempre che si sveglino le trombe. Verrà quel fulmine, verrà, su palazzo Venezia e sui cieli di Roma, e quel giorno vedremo la morte del topo...
Alla fine era sbronzo, ma non da lasciarci andar via al sereno senza pregarci e scongiurarci come figli che tacessimo, che fossimo umani, che perdessimo fin il ricordo di quelle bottiglie. Disse che lui, quando veniva il temporale, stralunava, ma per il resto la politica la fanno gli avventori. Per calmarlo Luciano gli disse: — Non sappiamo nemmeno la tua bottega dov’è.
Quella faccia dell’oste ci stette davanti, e Giulianella brontolava «Sarà poi cosí scemo?» Spaventammo Carletto. Gli dicemmo che l’oste l’aveva certamente veduto in teatro. Lui se ne stette un po’ dubbioso, poi ci disse: — Era sincero. Chi gli ripaga le bottiglie che ha stappato?
Ci fu Gina che disse: — Tutti quanti eravate sinceri. Ma, se ha paura, vi denuncia lui per primo.
— A che punto è ridotta l’Italia, — mi disse Luciano. — Ci si denuncia per non esser denunciati.
Cosí, sotto casa, ricominciammo quel discorso, e chiedevano,
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