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che tutte le case e le strade e i palazzi dal Flaminio fin qua li abbian fatti i romani? Ne ho viste tante, credi a me. Tutto voialtri avete fatto, voi siete, tutto voi forestieri. Noi si aveva le pietre, e chi sapeva ch’eran soldi?

— A me le pietre non mi dicono, — risposi.

— Tu non fare Carletto, — mi disse. — Quando ti ho visto la chitarra nelle mani, ci ho patito. Con tanto che godo a sentirti suonare, voglio vederti far di piú. Prendi anche lui, prendi il Padrone. Quello viene dai vostri paesi.

Allora uscivo e andavo a spasso. Mi guardavo le strade e i palazzi, e ce n’erano di cosí vecchi e mai visti, che soltanto i romani li avevano fatti. Non ci potevo quasi credere che della gente come me ci avessero messo la mano. Anche l’aria, il respiro era un altro. Mi fermavo sopra un ponte, guardavo, e ascoltavo parlare. C’eran colline e certe piante che da noi non si vedono. Quella vecchia Marina diceva per dire. Se stavo bene in quelle strade era soltanto perché tutto mi pareva un’altra cosa. Eppure a volte, traversando ponte Milvio, le sere di luna, c’era quel salto di collina sopra il Tevere e quei boschi lontano, che sembravano i boschi del Po e la scarpata di Sassi. Tutti i paesi visti sotto una collina sono uguali. Mi piaceva piú quel pezzo che i palazzi di Roma. C’era un viale di platani allo sbocco del ponte che mi pareva il Valentino o Stupinigi. Ci passavano molti camion che andavano fuori. Nelle osterie si vedevano stradini e muratori, c’era odore di calce, tutto il giorno battevano mazza e piccone.

— Anche a Roma lavorano, — mi disse Carletto. — L’impresario è a palazzo Venezia. Chi si fa i soldi non lo sa nessuno. Tiran su delle torri, dei ponti, dei cessi. Non importa che cosa.

— Ma la gente ci vive.

— Anche in galera c’è chi vive. Là ti dànno anche il rancio.

Una cosa poi mi disse la vecchia Marina. Mi aveva cercato tra la roba e sembrava scontenta. — Non sei del Fascio, — disse un giorno. — Non hai con te quella camicia.

— C’è bisogno di averla?

— È la sottana che fa il prete. Non te l’ha detto mamma tua? Vieni a Roma per fare quattrini o per spenderne?

Scosse la testa e disse ancora: — Stacci attento. Dei piú furbi di te sono finiti in quel posto.

Con il Fascio Carletto e Dorina ce l’avevano a morte. Ma


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