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— Quando si è in due. Puoi dirlo. E magari qualcuno che suona. Ma da soli è un piacere sprecato. Pablo che è giovane può sprecare i piaceri. Noi no.

— Maleducato, — disse Linda.

Per un momento restò zitto, a testa bassa. Poi riprese convinto. — Tra noi ci sono somiglianze, cara mia. Una donna è piú vecchia degli anni che porta. Noi due sappiamo come vanno le cose. E dove vanno. E quel che valgono. Siamo dei vedovi, noialtri.

Lo guardavo e pensavo come sono le donne. Anche poche. Anche Linda. Se per loro ogni uomo è davvero lo stesso, tanto varrebbe che si dessero a uno solo, che gli andassero dietro come il cane al padrone. E invece no, vogliono sempre aver la scelta, e la scelta la fanno mettendoli insieme, giocando con tutti, cercando in tutti un tornaconto. Cosí stan male tutti quanti, e anche loro alla fine non hanno un amico.

— Linda, — le dissi, — raccontiamoci stasera dove saremo quest’altr’anno. Se saremo contenti. Con chi passeremo la sera e in che modo. Ci stai?

— Sí sí, — disse Linda. — Chi comincia?

— O se volete, chi eravamo l’anno scorso. La sera del venti. Come abbiamo passato quella sera e con chi. Riesce meglio.

— Chi si ricorda? — borbottò Lubrani.

— Ecco, — gridò Linda. — L’hai passata che nemmeno ricordi. Hai sprecato un piacere.

— Chi ti dice che fosse un piacere? — dissi a Linda. — Lui magari aspettava qualcuno. Oppure viaggiava sul treno e c’è stato uno scontro. O il brutto tempo l’ha tappato in casa.

Lubrani rideva tra sé. Ci guardò con gli occhietti. — La sera del venti? — disse serio serio. Si palpò in tasca e tirò fuori un librettino. Linda disse: — Che bellezza — . Lubrani sfogliava con l’aria di un civico. — Venti venti, — diceva. — Che peccato. Era l’altr’anno.

— Fammi vedere, — disse Linda.

Ma Lubrani levò la mano e si salvò. — Fallo vedere, — gridò Linda. Rovesciarono un bicchiere.

— Me la paghi, — disse Linda.

— Sono cose d’affari.

— Allora dicci di quest’anno.

Lubrani sfogliava schermendosi. Borbottava dei nomi, un po’


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