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pochi passi dal Varietà, dove si andava a mezzanotte a bere l’ultimo liquore, sentire la musica, fare il mattino. Le sere che Linda faceva tardi in sartoria l’aspettavo là dentro. A quell’ora ci passavano il tempo divette e sportivi, prestigiatori e camerieri fuori turno, vetturini, ragazze. Era come seguire il varietà alla rovescia. Ogni tanto una donna, un ometto, una famiglia di acrobati si alzavano e scappavano in teatro. Chi fumava, chi faceva crocchio, chi mangiava. Molti cenavano con pane e caffelatte, dei bambini correvano. Di tanto in tanto un disgraziato si attaccava a una ragazza. La ragazza parlava al barista attraverso la sala, gli chiedeva qualcosa, scherzavano. Il cliente se la rideva, azzardava la sua; la ragazza allora cambiava di posa le gambe. Dopo un poco si alzavano e andavano fuori.
Questo locale si chiamava il Mascherino. Nelle ore piccole chiudevano e l’orchestra attaccava, ma bastava passar dal cortile e picchiare all’imposta. Filtrava ancora un po’ di luce nel cortile. Con Lubrani si entrava riveriti da tutti, e c’era sempre un tavolino in un angolo all’ombra, dietro il ciuffo di piante, al riparo dalle coppie.
— Non sei padrone anche di questo? — disse Linda a Lubrani la prima volta che ci andammo.
— Lo terrei molto meglio, — disse lui. — Farei fuori sporcizia e marmaglia. Starebbe chiuso per un mese. Poi camerieri in giacca bianca, orchestra jazz, luce diffusa.
— Ha il suo bello com’è, — disse Linda.
Una donna faceva la matta e ballava da sola davanti all’orchestra che aveva smesso di suonare e si asciugavano il sudore. La gente — erano pochi, sparsi in tutta la sala — aspettava la musica, e quattro o cinque giovanotti e ragazze accaldate battevano a quell’altra il tempo sui tavoli. La ballerina cacciava uno strillo ogni tanto, come si fa sul palcoscenico.
— Fallo ballare con qualcuna, — dissi a Linda sottomano.
Linda rise e ci disse che non avrebbe ballato né con me né con lui. Cosí restammo al tavolino e Lubrani parlò.
Disse che a lui veder le donne far da sole quel che si deve fare in due, gli voltava lo stomaco. In teatro va bene, diceva, si fa per spettacolo, ma una donna che perde la testa in un locale è una malata.
— Eppure le donne ubriache ti piacciono.
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