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con le ragazze della sartoria. Venne una volta una signora per un abito, e chiese di parlare con lei — non si fidava che di lei. Guardarono i figurini e i giornali in francese; Linda mandava avanti e indietro le ragazze, sapeva fare, ordinava da letto, e tutto ridendo; le parlò di signore, di attrici, di mode sportive. Del resto, Linda nella stanza aveva un mobile di specchi e un tavolino elegante con spazzole e pettini che sembravano cose da bar Cristallo o da profumeria. Piace anche a me vestirmi bene, ma per Linda era piú che vestirsi; sapeva vivere in quel modo e discorrere. Diceva: «Se avessi una casa, vedresti». Alle volte, girando con me, si fermava a guardare le vetrine e sapeva dov’erano le cose piú fini, certi negozi che io passavo senza accorgermi nemmeno. Camminare con lei per le strade era sempre un piacere; se avessi avuto anch’io la Lancia, saremmo stati come ricchi. Aveva una bella valigia di pelle con le targhe, e mi disse: — Da quanto non viaggio.

Quando guarí, la portai sotto, a cena. Andammo là dov’ero stato con Lubrani. — La prima cena noi due soli, — disse lei. Aveva un modo di mangiare affamato, con occhi golosi, che metteva la smania. — Mi piace viaggiare, — disse. — Non sai quant’è bello arrivare la sera in un’altra città.

— Viaggiare sola, — mi diceva. — Cambiare abitudini, casa, città. Piantare ogni cosa, e per un mese, per un anno essere un’altra.

— Tu lo sei sempre un’altra, — dissi.

Lei rise. Riuscivo a farla ridere volendo. Era come suonare. Ci sono dei gesti, dei versi, dei trilli che si fanno per burla, per tirare con te chi ti ascolta. Come dare un’occhiata, far finta di niente. Viene un momento che si fa senza pensarci. Linda capiva queste cose. Mi guardava. Come aspirasse la boccata. Mi metteva la mano sul braccio e mi guardava. In quei momenti avrei potuto dirle: «Andiamo a far l’amore» che sarebbe venuta.

— Se guadagno dei soldi, — le dissi, — vengo al mare con te.

— Chi ti dice che vado, quest’anno? — mi disse ridendo.

Quella sera nevicava ma andammo a ballare al Paradiso, e sprofondammo nella neve sotto il viale. Linda disse: — Ci vorrebbe Lubrani — . Invece trovammo Lilí che ballava felice, e mi fece un saluto e gridò nella musica. Linda mi disse: — Guai a te, — e mi portò in fondo alla sala. Stemmo tutta la sera noi due, ballando e ridendo. Mi raccontò di quando al mare, a San Remo, s’era andata a bagnare da sola in barchetta e, una volta al largo, s’era tolto il


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