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tire un po’ di musica? — Linda ci stava. Io mi volsi a Lubrani e gli dissi: — Si va?

Salimmo tutti sulla Lancia; io vicino a Lubrani. Infilammo quel corso e per un pezzo costeggiammo il mare. Dietro, Carletto discorreva come niente fosse stato; raccontava a Linda che voleva cambiar genere e fare il varietà come una volta. Lubrani disse: — Che piacere mi faresti.

Ci fermammo a un locale che dava sul mare. Dalle vetrate si vedeva il sole e l’acqua. Mi stupí che la gente ballasse come fosse a Torino.

Lubrani disse: — Tu che dici, fa’ ballar Linda e poi vedrai.

— Lo so che Linda ti fa gola, — gli rispose Carletto, — ma Linda ha la testa sul collo.

Mi strizzò l’occhio, si alzò in piedi e chiese a Linda di ballare. Mi fece effetto quella schiena gobba che Linda abbracciò. Li guardavano. Mi venne in mente che anche Amelio era uno storpio.

Lubrani disse: — E noi beviamo, caro mio.

Carletto e Linda ritornarono ridendo. Avevano visto una bionda ballare con un moro in giacca nera, e dicevano: «Insieme faranno la crema».

Ballai con Linda e ballando le dissi: — Mi piace Carletto.

Sul tavolino fra le tazze risaltarono fuori le foto. Linda di nuovo le fece passare. Io avevo intravisto dal vetro l’acqua rompersi su certi pietroni, a strapiombo nel mare. Guardai qualche foto. — Questa qui, — ci diceva Carletto. Era forte, grassoccia, con la pelliccia sulla pelle per malizia. — Quest’è Dorina — . Anche Lubrani la studiava. Linda disse: — Mettetela a dieta.

E Carletto: — Io non so, meno mangia e piú ingrassa.

— Non tutte, non tutte, — diceva Lubrani nel fumo del sigaro. Prese la foto di un attore. — Ah sei tu, — disse senza guardarla.

La guardammo io e Linda. Era in nero, elegante, pettinato da ballerino, chinato in avanti. Non sembrava nemmeno Carletto. — Ma è bello, — le dissi.

Linda rideva. — Cosa credi? di esser bello tu solo?

Lui e Lubrani discutevano su un gruppo di ragazze. — Me ne mancano due che han cambiato mestiere.

— Quanto avanzano? — disse Lubrani.

In conclusione non voleva che Carletto. Lui Carletto diceva: — Ma vieni a sentirci.


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