Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/365


batté la sigaretta e mi guardò. Le vidi il riflesso del fuoco negli occhi. Non feci a tempo che rientrò Lubrani.

Era ancor presto, e venne sera in un momento. Era bello guardare la fiamma. Stavo in piedi vicino alla tenda, sentivo il freddo che filtrava e mi pareva di esser fuori e pensare alla scena di quei tre che bevevano. Ma Lubrani parlava anche a me. L’aveva ancora con la storia del barolo.

— Viene un’età che fa piacere stare insieme a voialtri. Chiudersi insieme e stare in tre dentro una stanza. Fate pure, bevete allo stesso bicchiere, — diceva. — Sono giochi che piacciono. Si sta insieme e si ride una volta.

Linda rideva e gli diceva: — Bevi tu — . Gli passava il bicchiere e Lubrani beveva. Si sporgeva e beveva per non perder la goccia, poi glielo dava con l’inchino che si fa per un ballo e anche Linda beveva, ridendo.

— Tu, Pablito, ci guardi dall’alto, — disse Lubrani, — tu non sei come me, — e si toccava la testa. — Conosci Linda, sí o no?

— Linda è peggio del boia, — diceva. — Lei ci sotterra tutti quanti, vecchi e giovani. Linda ha di bello che ha dei gusti da signora.

Linda si alzò e mi venne accanto, alla finestra. Mi buttò le due braccia sul collo, e mi disse sugli occhi: — Non vieni a sederti? Fece il gesto di farmi ballare. La seguii, ci sedemmo, e Lubrani parlava, ma Linda mi mise la bocca vicina. Poi rimanemmo là seduti, nell’ombra.

Lubrani disse molte cose, bevendo il barolo. Gli ballavano gli occhi alla fiamma, ma non era ubriaco. Gli piaceva proprio vederci abbracciati, e si leccava le labbra, discorreva con noi quant’è bello essere insieme in libertà dentro una stanza.

— Questi alberghi d’inverno, in provincia, — diceva. — Posti tranquilli, posti onesti. Ma che Venezia, che Riviera. Qui si gode la vita e si beve. Ah Pablito, va in tanta salute. Ma bisogna saperlo...

Finalmente arrivò la chitarra. Lubrani volle del caffè. — Per gustar meglio.

Venne il caffè e venne del vino. — Accendiamo la luce?

— Non c’è bisogno — . Non mi mossi. Accordai la chitarra. Linda si mise un po’ discosto e mi ascoltava.

Suonai difficile, da studio. Quell’accidenti mi capiva. Dopo un


361