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— Bevi sempre? — gli dissi.
Amelio fece — caso strano — una risata, ma solo il gesto della faccia, non la voce.
Mi chiese: — Hai dormito stanotte?
— Si vede? — dissi, e se non fosse stata l’altra era il momento che potevo dirgli tutto. Forse qualcosa avrei cambiato, chi sa. Forse avrebbe scrollato le spalle. Forse sarebbe stato zitto. Io al suo posto, non so. Ma lui mi guardava con quell’aria affamata, e sapevo che Linda non era piú tornata a trovarlo.
La ragazza dal basco aspettava, guardandosi le unghie. Mi venne in mente la chitarra e se Amelio l’avrebbe ascoltata. Non potevo guardarlo.
Dissi allora: — Ho girato Torino stanotte. Vengo dalla stazione. Ho conosciuto una ragazza che profuma i cani e li pettina. Siamo andati in collina...
Non dicevano niente. La ragazza si mangiava un’unghia. Anche Amelio aspettava.
— ... Ho conosciuto un ignorante che gli è scappata la moglie e lui paga da bere ma non da mangiare. Ha la Lancia... E tu quand’è che esci dal letto? Vuoi fumare?
Mi guardavano sempre.
— Allora, — dissi, — vi lascio tranquilli.
— Va’ a dormire, poi fumi, — mi disse Amelio.
La ragazza era lí per alzarsi — sembrava una scolara — ma vidi Amelio farle segno e lei restò. In cucina mi parve di sentirmi chiamare, ma era Amelio che parlava con l’altra. Sentii chiudermi l’uscio alle spalle.
Poi in negozio ci fu discussione con mamma e sorelle. Era toccato a Carlottina stare al banco. Ce l’avevano su per quella notte. Carlottina sapeva che ero andato a ballare e con chi. Non le risposi e mi buttai sul letto.
Linda quella sera venne al caffè. Non mi chiese se avevo dormito. Non chiese niente e fumava nell’angolo. Guardava me come guardava il fumo.
Quando le dissi di ascoltarmi, non si mosse. Lasciò che parlassi. Guardava il fumo e mi ascoltò fino alla fine.
— Non ti basta che siamo insieme? — disse.
— Voglio fare quattrini.
— Non sei nato per fare quattrini.
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