Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/352


finestra era appena piú chiara del resto. Misi la mano sulla fronte di Linda e rimasi seduto.

— Qualche cosa non va? — disse lei, senza muoversi.

Le diedi un bacio e mi rimisi disteso.

Dopo un poco sentiamo Lilí che ci chiama. C’era Lubrani dentro il bagno che sputava e sudava. Non stava dritto e si afferrava al lavandino, e Lilí non riusciva a tenerlo. Anche là dentro c’era vetro e maioliche e luci. Dissi a Lilí: — Questo bestione. È un’ingiustizia — . Lei mi guardò con la faccia stupita, nemmeno se l’ignorante fossi io. Ma poi ridemmo e gli ficcammo il testone nell’acqua, e, finito, Lilí uscí dal bagno col suo passo di ballo. Lasciai Lubrani seduto sul cesso, che fissava per terra e inghiottiva, e ritornammo nella stanza. Linda disse: — Stiamo un poco a fumare.

Non conoscevo piú la stanza, nella luce. Mi pareva di essere stato chi sa dove, e Lilí che fumava. Linda che stava zitta, i bicchieri rovesciati sul vetro, tutto era diverso. Senza volerlo, guardavo di sfuggita il sofà, quei cuscini buttati, le gambe di Linda. Nessuno parlava.

Lilí disse: — Viene giorno.

— Dammi da bere, — disse Linda.

Io mi sentivo nella bocca il suo sapore. Senza dir nulla presi un sorso, poi le tesi il bicchiere. Lei mi guardò con gli occhi scuri, se la rise da sola, e bevette.

Non era giorno ma era tardi. Sentimmo sbattere una porta, e un grosso passo. Comparve Lubrani. Era tutto imbrodato, si appoggiava alla porta. Ci guardò con gli occhietti cattivi.

Lilí buttò la sigaretta. Lubrani ruttava, dondolò nella stanza e finalmente arrivò a una poltrona.

— Bisogna lasciarlo dormire.

Allora Linda saltò in piedi e disse a me: — Tu accompagna Lilí. Lo metto a letto e vado a casa. Sto a due passi.

Lilí non voleva saperne. — Andiamo tutti. C’è solo una chiave.

— Resta anche tu, — le disse Linda, — domani vai dritta al negozio.

Allora dissi: — Fate ridere. È soltanto ubriaco. Si sveglia domani.

Uscimmo insieme, sotto i portici vuoti. Linda venne con noi per due isolati — si sentivano i passi sul lastrico. Poi disse: — Ci sono.


348