Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/344


uscire con le grucce e fare il povero». E allora mi accorsi che i poveri, tutti quelli che stanno sugli angoli, e sono storpi, sono ciechi, hanno le croste, erano prima giovanotti come Amelio. Chi sa se Linda ci pensava. Mi prese rabbia che venisse in quel mattino.

Quando Amelio mi rese la chitarra, mi misi a suonare con calma, facendo conto di esser solo, e poco alla volta ci presi gusto e non smettevo, e cercavo i passaggi di motivo in motivo. Non so se Amelio mi capisse. Lui era di quelli che gli piace come canta una chitarra, gli piace la mano che gioca, l’abilità non la finezza. Capiva un motivo, non capiva un passaggio. Mi guardava le dita.

Un bel momento alzo la testa e vedo Linda sulla porta, col dito sul labbro, contenta.

Amelio s’era alzato sul gomito.

Cominciò subito a parlare, Linda, e disse che nessuno al mattino la svegliava suonando la chitarra e facevamo di nascosto ma stavolta voleva ascoltare anche lei. Venne al letto e guardò Amelio, gli toccò la coperta. Non disse niente del fiasco posato per terra. Io mi alzai dalla sponda perché lei si sedesse.

— A quest’ora? — fece Amelio, con la voce scurita. Ma si distese e parve calmo.

Io capii che dovevo andar via, scappare, che tanto era inutile. Linda aveva una sciarpa di seta celeste e si muoveva nella stanza come ci fosse stata sempre.

— È da un pezzo che fate baldoria? — disse brusca. — Fatene fare un po’ anche a me.

Poi mi disse: — Non parli? Senti, Pablo, ci diamo del tu. Gliel’hai detto?

Amelio, zitto, si guardava in quello specchio.

— Non hai piú voglia di suonare? — disse Linda. — Vado a fare il caffè. Guarda che ascolto.

Passò in cucina. La chitarra mi pesava sul braccio. Avrei dato qualcosa per essere in cucina.

— Fa’ come vuoi, — mi disse Amelio. — Se vuoi suonare suona ancora.

Allora mi sedetti sul letto e posai la chitarra. Non suonavo, la toccavo soltanto. Facevo finta di pensare e non accorgermene. Amelio si accese una sigaretta. Si sentiva in cucina toccare le tazze.

Linda gridò: — Vieni aiutarmi.


340