Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/34


meno importanti ricadevano a sfondo come dopo i primi giorni era accaduto della campagna e del mare. Ma Stefano ben presto si accorse che il gioco di quella vita poteva svanire, come un’illusione che era.

Gaetano Fenoaltea aveva assistito con sospetto all’evidente compagnia che Giannino faceva a Stefano, e doveva aver capito che qualcosa accadeva di cui lo si teneva allo scuro. Stefano ne fu certo l’indomani del giorno che salí con lui al paese antico.

Gaetano l’aveva preso a braccetto e gli aveva detto ch’era la festa della Madonna di settembre e che il maresciallo permetteva che con lui ci andasse. — Viene tutto il paese e voi verrete con me. Lassú vedrete qualche bella donna.

Il poggio era un vero monte Oliveto, cinerognolo e riarso. Quand’era stato in cima, Stefano aveva guardato il mare e le case lontane. Di tutta la gita aveva colto specialmente l’illusione che la sua stanza e il corpo di Elena e la spiaggia quotidiana fossero un mondo cosí minuto e assurdo, che bastava portarsi il pollice davanti all’occhio per nasconderlo tutto. Eppure quel mondo strano, veduto da un luogo piú strano, conteneva anche lui.

L’indomani, seduto fumando una sigaretta, Stefano si godeva l’insolita stanchezza della discesa notturna dal monte, ancor voluttuosamente greve nel suo corpo. Da tanto tempo non aveva piú traversato la campagna sotto le stelle. Tutto il monte era stato, in quell’ora, brulicante di cordiali gruppetti che si riconoscevano alla voce, gridavano o capitombolavano nella notte contro gli sterpi. Innanzi a loro o alle spalle, scendevano le donne che ridevano e parlavano. Qualcuno cercava di cantare. Alle svolte ci si fermava e si cambiava di gruppo.

All’osteria c’erano Vincenzo, Gaetano, e gli altri ch’erano stati della comitiva. Si rideva della guardia di finanza che, non avvezzo a quel vino, ne aveva fatte di bestiali e forse dormiva tuttora in un fosso.

— Siete vergognosi, — disse Stefano. — Da noi ci si ubriaca tutti quanti.

— Vi siete divertito, ingegnere? — chiese uno, con voce squillante.

— Lui non si diverte perché non gli piacciono le donne, — disse Gaetano.

Stefano sorrise. — Donne? Non ne ho vedute. A meno che


30