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— Villano, — disse Clelia.
— Con una donna come Clelia si può far altro che scherzare? disse Guido.
— C’è un solo uomo con cui non scherza, — dissi a mia volta.
— Naturalmente, — fece Clelia.
Doro tornò e si buttò sulla sabbia, nell’ultimo sole. Dopo un poco Guido si alzò e ci disse che andava al bar. Si allontanò tra i pali degli ombrelli chiusi e gli urtoni e gli scarti dell’andirivieni serale. A qualche distanza Ginetta e altra gioventú schiamazzavano salutando una barca in arrivo. Noi tre tacevamo; ascoltavo i tonfi e il vocio attutiti.
— Lo sa, Clelia, — dissi a un tratto, — che il mio studente vedendola ha deciso di cambiar vita?
Doro alzò il capo. Clelia sgranò gli occhi.
— Ha congedato quella sua amante, e dice male di tutte le donne. È un segno infallibile.
— Grazie, — mormorò Clelia.
Doro tornò a distendersi. — Visto che Doro è presente, — continuai, — posso anche dirlo. È innamorato di lei.
Clelia sorrise, senza muoversi. — Me ne dispiace per quella... Non c’è niente che posso?
Mi scappò da sorridere.
— Con tante ragazze che cercano, — disse Clelia, — è una cosa seccante.
— Perché poi? — dissi. — Lui è felice. È piú felice di noi. Bisogna vederlo carezzare i tronchi e incantarsi.
— Se la prende cosí, — disse Clelia.
Doro si rivoltò sulla sabbia. — Ah, smettetela, — disse.
Gli dicemmo di tacere perché lui non c’entrava. Clelia guardò un poco la sabbia senza parlare. — Ma è proprio vero? — chiese a un tratto.
Ridendo, la rassicurai. — Cosa mi trova quello scemo, — disse allora. Mi guardò sospettosa. — Siete tutti scemi, — disse.
Tornai a ripeterle che il mio studente era felice e tanto basta, e che, per me, avrei accettato di esser scemo a questi patti.
Allora Clelia sorrise e disse: — È vero. È come quando me ne stavo sulla loggia e invece di studiare gettavo le pallottole di carta sul collo dei passanti. Una volta un signore mi aspettò sotto e mi
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