Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/314


imbarazzato a mia volta per il letticciolo di ferro, e sedere alla finestra. Si andò sventagliando con la cappellina e poi disse che lo scusassi con Doro e con Clelia, ché non poteva venirci a prendere con la macchina. Era impegnato.

Sulla spiaggia quella sera ne dicemmo di cattive sul conto di Guido. Le piú invelenite erano le ragazze, che tenevano alla gita. Berti, ormai stabilito e circolante tra noi, apparve l’unico indifferente. Lo sentii rispondere a Ginetta che insomma al mare si veniva per stare in acqua e non per visitare i santuari.

— Dunque, — gli dissi, sedendomi accanto a lui sulla sabbia, non pensi piú alle letture?

— Volentieri, — mi disse.

— Magari con queste ragazze.

Mi guardò risentito. — Io? — disse. Era un fatto che, seduto sotto lo scoglio, aveva un’aria seccata. E prima, quando l’avevo veduto, teneva testa a tutte con un’aria condiscendente, riluttando.

— Non mi dirai che ti ripugniamo anche noi. Sei venuto a cercarci.

Berti sorrise. Ci passò avanti Ginetta, aggiustandosi la cuffia, pronta a nuotare. Vedendola da seduto andar lenta, nel gesto di coprirsi l’orecchio, mi parve molto alta, piú che donna. Berti si guardò le ginocchia e brontolò: — Mi dànno fastidio. Non si capisce cosa sia, una ragazza.

Davanti a noi si parò Doro e fece per buttarsi a terra. — Questo è lo studente, — gli dissi. Li presentai. Si toccarono la mano in ginocchio.

Poi Doro cominciò a discorrere con me di non so cosa, in uno di quegli umori bizzarri e bruschi che usavamo da studenti. Era evidente che Berti non c’entrava. Da una parte ascoltavo Doro, dall’altra tenevo d’occhio il mio giovanotto.

Che di punto in bianco chiese: — Ingegnere, si fermerà molto?

Doro ci guardò per traverso e non rispose. Berti attese, rosso in faccia benché cotto dal sole. Dopo un lungo silenzio, dissi io che alla fine di agosto me ne andavo. Ma Doro implacabile non aprí bocca. Tutti e tre guardammo il mare, dove Ginetta entrava allora e donde inaspettata emerse Clelia. La lasciammo avvicinare e non sapevo se sorridere. Ci fece lei una smorfia, perché un piede le scivolò sui ciottoli.


310