Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/298



— Di solito un marito è stato prima uno scapolo, — osservai pacatamente. — Bisogna pur cominciare.

Ma Ginetta parlava di Umberto. Ci raccontò che scriveva che di notte le iene urlavano da far pensare a quei bambini che non vogliono dormire. Cara Ginetta, le diceva, se i nostri figli faranno tanto baccano andrò a dormire all’albergo. Poi le diceva che la gran differenza del deserto dai paesi civili, era che laggiú non si chiudeva occhio per il fracasso. — Che stupido, — rideva Ginetta. — Noi scherziamo sempre.

Le svolte della strada fra i pini, dove si affacciava il mare, mescolavano per me alle volubili parole di Ginetta un umore saporoso, una leggera vertigine. Pareva che il mare, giú in fondo, ci attirasse. Anche Doro camminava piú sciolto. Tra poco era sera.

— Povera Mara, — disse Ginetta. — Quando potrà nuotare?

Quella sera trovammo deserto l’ombrellone, e già spopolata la spiaggia. Entrammo in acqua io e Ginetta, e nuotammo a fianco a fianco come in gara, non osando staccarci nel silenzio del mare vuoto. Ritornammo senza dire parola, e vedevo tra le bracciate l’alta costa dei pini donde eravamo scesi poco prima. Toccammo fondo; Ginetta uscí luccicante come un pesce e se ne andò alla cabina. Doro finiva di fumare la sigaretta che aveva acceso aspettandomi.

Salimmo insieme alla villa dove Clelia era già andata. Quella sera, a cena, sentii che Mara era tornata a Sestri con Guido e che saremmo stati soli e senz’automobile per qualche giorno. La notizia mi fece piacere, perché amavo passare la notte in calma, discorrendo.

— Quella scema, — disse Clelia. — Poteva aspettare la fine della stagione per rompersi il braccio.

— Ginetta dice che egoisti siamo noi uomini, — osservò Doro.

— Le piace Ginetta? — mi chiese Clelia.

— È una ragazza piena di salute, — dissi. — Perché? C’è dell’altro?

— Oh niente. Doro sostiene che quand’ero ragazza le somigliavo.

Sentenziai allora che tutte le ragazze si somigliano, e che bisogna vederle donne per giudicarle.

Clelia alzò le spalle. — Chi sa come mi giudica, — brontolò.

— Manco di qualche elemento, — dissi. — Soltanto Doro potrebbe giudicarla.


294