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cuna di donna. Guardai per le inferriate, scendendo, ma il crepuscolo oscurava le stanze. Fu soltanto quando mi ero già allontanato, che una voce dominò sulle altre come un a solo, una voce fresca e forte cui non seppi dare un nome, ma che avevo già sentito. Dibattendo quell’incertezza stavo per tornare indietro, quando mi venne in mente che insomma eravamo vicini e che la conoscenza di un vicino si fa sempre troppo presto.

— Doro è nei boschi, — disse Clelia quella sera che andavamo lungo la spiaggia. — Dipinge il mare — . Si voltò camminando e spaziò gli occhi. — Merita. Lo guardi anche lei.

Guardammo il mare, e poi le dissi che non capivo perché si annoiava. Clelia disse ridendo: — Mi racconti ancora di quell’ometto sotto la luna. Com’è che gridava? Anch’io l’altra notte guardavo la luna.

— Probabilmente faceva le smorfie. Quattro ubriachi non bastano per farla ridere.

— Eravate ubriachi?

— Evidentemente.

— Che ragazzi, — disse Clelia.

Tra noi due la notte di Ginio divenne un motto, e mi bastava alludere all’ometto bianco e alle sue capriole perché Clelia si rischiarasse di gaiezza. Ma quando le spiegai, quella sera, che Ginio non era un vecchietto calvo ma un coetaneo di Doro, fece una smorfia costernata. — Perché me l’ha detto? Cosí ha guastato tutto. Era un contadino?

— Un muratore, a esser precisi.

Clelia sospirava. — Dopotutto, — le dissi, — quel paese l’ha veduto anche lei. Può immaginarselo. Se Doro nasceva due porte piú in là, lei forse a quest’ora era moglie di Ginio.

— Che orrore, — disse Clelia sorridendo.

Quella notte, finito di cenare sul balcone, mentre Doro fumava abbandonato sulla seggiola tacendo e Clelia s’era andata a vestire per la serata, non volevano uscirmi di testa le chiacchiere di poco prima. S’era parlato di un certo Guido, collega quarantenne di Doro e scapolo, che avevo già conosciuto a Genova e ritrovato sulla spiaggia nel crocchio di Clelia — uno dei suoi amici — e venne fuori ch’era stato con lui che durante quella gita in automobile erano passati per il paese di Doro. Clelia, animata da un improvviso ricordo malizioso, raccontò senza farsi pregare tutta la storia


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