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— E perché vi sbancate in caffè?

— Non facevano cosí anche i vostri arabi? Meglio un caffè che un pranzo.

— Mi dispiace, ingegnere. Pasta e olive! La prossima volta offro io.

— Le olive me le mangio alla sera, scusate. Sono buone col pane.

Vincenzo era rosso e imbronciato. Sbatté il giornale piegandolo e disse: — Ecco il vostro guadagno! Scusate, ingegnere, ma foste fesso. Non si discute col governo.

Stefano lo guardò senz’espressione. Fare un viso insensibile gli ridava la pace del cuore: come tendere i muscoli in attesa di un colpo. Ma Vincenzo taceva, e cadendo lo sforzo nel vuoto, Stefano prese a sorridere. Quella mattina il suo sorriso era vero, bench’egli torcesse la bocca. Era come lo sguardo che aveva gettato sul mare. Lo coglieva come una smorfia macchinale, ma caldo e impreveduto.

Quel giorno Stefano non mangiò all’osteria. Rincasò con un pacco di pane, evitando il negozio della madre di Elena, guardando le finestre di Giannino: sperava di non passare in solitudine il pomeriggio.

Ma nessuno venne e, rosicchiato un po’ di carne e di pane bagnato nell’olio, Stefano si buttò sul letto, deciso a svegliarsi soltanto se gli toccavano il braccio.

Non poteva star fermo, nel torrido silenzio, e di tanto in tanto scendeva per bere: senza sete, come aveva fatto nel carcere. Ma quel carcere volontario era peggio dell’altro. A poco a poco Stefano odiò se stesso perché non aveva il coraggio di allontanarsi.

Piú tardi andò a fare il bagno che non aveva fatto al mattino, e l’acqua placida del tramonto gli diede un po’ di pace, accapponandogli la pelle già nera di sole. Era nell’acqua, quando si senti chiamare. Sulla spiaggia, Giannino Catalano agitava il braccio.

Quando si fu rivestito, sedettero insieme sulla sabbia. Giannino scendeva allora dal treno: era stato in città; l’aveva veduto dal finestrino dirigersi alla spiaggia. Stefano gli disse sorridendo ch’era passato, la mattina, dai suoi.

— Oh, — disse Giannino, — v’avranno spiegato che sono un fannullone. Da quando ho smessa la scuola per questa barba, non pensano ad altro.


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