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XVII.
Ginia fissava la fiamma sorridendo. Le corse un brivido giú per la schiena. Sentí i passi leggeri di Amelia e la vide spuntare accanto a Guido, vicino alla finestra, aggiustandosi la cintura. Le sorrise senza guardarla.
Ma sentí un altro passo vicino al sofà. Fece per abbassare le braccia.
— Stai naturale, — disse Guido.
— come sei smorta, — disse Amelia. — Non pensarci.
Ginia in quell’attimo capí ogni cosa e fu tanto atterrita che non seppe voltarsi. Per tutto quel tempo dietro la tenda c’era stato Rodrigues, che adesso era in mezzo alla stanza e la guardava. Le parve persino di sentire il suo fiato. Si fissò nella fiamma come una stupida e tremò dal midollo. Ma non seppe voltarsi.
Passò un lungo silenzio. L’unico che muoveva la mano, era Guido. — Ho freddo, — balbettò Ginia senza voce.
— Vòltati, prendi la giacchetta e copriti, — disse finalmente Guido.
— Poveretta, — disse Amelia.
Allora Ginia si voltò di scatto, vide Rodrigues a bocca aperta, e afferrò la sua roba coprendosi. Rodrigues, appoggiato con un ginocchio al sofà e chino in avanti, fece un «oh» come un pesce e le fece una smorfia. — Non c’è male, — le disse, con la voce di sempre.
Mentre tutti ridevano e cercavano di consolarla, Ginia corse a piedi nudi alla tenda e si vestí disperata. Nessuno la seguí là dietro. Ginia strappò la cintura delle mutandine per fare piú presto.
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