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VIII.

La porta era aperta e si vedeva la finestra nel cielo. La voce di Rodrigues era forte e insistente. Ginia si sporse e vide Guido che appoggiato al tavolo ascoltava.

— Si può? — disse piano, ma non la sentirono: Guido, in camicia grigio-verde le sembrava un operaio. Le posò gli occhi addosso senza vederla.

— Cercavo Amelia, — disse Ginia con un filo di voce.

Allora cessò la voce di Rodrigues, e Ginia lo vide sul sofà con un ginocchio tra le mani, fermo a guardare.

— Non c’è Amelia?

— Questo non è mica il caffè, — disse Rodrigues.

Ginia guardava Guido e si fermò. Lo vide poggiare le mani dietro la schiena sul tavolo, e far gli occhi piccini. — Una volta non venivano, tutte queste ragazze, — disse. — Sei tu che le attiri?

Allora Ginia abbassò la testa e capi dalla voce che Guido non era arrabbiato. — Vieni avanti, — le dissero, — non fare la scema.

Quel pomeriggio fu il piú bello che Ginia avesse mai passato. Aveva solo paura che arrivasse Amelia e ne dicesse delle sue, ma il tempo passava e Guido e Rodrigues discutevano sempre e ogni tanto Guido la guardava ridendo e le diceva di dare anche lei del fesso a Rodrigues. Era una discussione di pittura e Guido parlava con furia e diceva che i colori sono colori. Rodrigues, tenendosi in mano il ginocchio, s’impuntava e alle volte stava zitto o rideva come un galletto, maligno. Non si capiva il discorso ma Guido, quando diceva qualcosa, faceva piacere sentirlo. Aveva una voce scattante, e a fissarlo negli occhi Ginia teneva il fiato.


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