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VII.

— Rodrigues muore dalla voglia che tu posi per lui, — disse Ginia mentre tornavano a casa.

— Ebbene?

— Non hai visto come ci saltava intorno e ti guardava le gambe?

— Guardi pure, — disse Amelia.

— Per Guido non hai mai posato?

— Mai, — disse Amelia.

Traversando la piazza, videro passare Rosa, a braccetto di un tale che non era Pino. Gli stava attaccata come se fosse zoppa, e Ginia disse: — Guarda. Hanno paura di perdersi. — Di domenica tutto è permesso, — disse Amelia. — Ma non in piazza. Fanno ridere. — Dipende dalla voglia, — rispose Amelia, — quando una è stupida e ne ha voglia, fa questo e altro.

Ginia aveva saputo da Rodrigues che Guido veniva molti pomeriggi a far la libera uscita nello studio e a dipingere. — Dipingerebbe anche la notte, — aveva detto Rodrigues. — Davanti a una tela perde il lume degli occhi come il toro, e bisogna che la copra — . E si era messo a ridere in quel modo catarroso.

Senza dir nulla, Ginia cercò un pomeriggio che Rodrigues fosse al caffè, e andò da sola allo studio. Questa volta salí le scale col batticuore per un altro motivo. Ma davanti alla porta non stette a pensare. La trovò aperta.

— Avanti, — disse Guido.

Ginia nell’imbarazzo si chiuse il battente alle spalle. Si fermò ansante, sotto gli occhi di Guido. Forse era effetto dell’ora, ma il tendone di velluto, colpito da un po’ di sole, arrossava tutta la stanza. Guido si mosse a testa bassa, e le disse: — Che c’è?


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