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Il piú furbo è Rodrigues che si dà del pittore, ma nessuno gli ha mai visto un pennello in mano.

Proprio quel giorno Rodrigues si fece trovare al caffè, e disegnava tutto concentrato su un taccuino. — Cosa fa? — disse Amelia e gli prese il foglio. Anche Ginia lo guardò, curiosa, ma videro solo un pasticcio di linee che parevano i bronchi di un uomo. — Cos’è? una pianta di lattuga? — disse Amelia. Rodrigues non rispose né sí né no, e allora sfogliarono il taccuino dove i disegni erano molti: qualcuno somigliava a degli scheletri di piante, e qualche volta erano facce ma senz’occhi, con chiazze nere tratteggiate; certi non si capiva se erano facce o paesaggi. — Questi sono soggetti veduti di notte alla luce del gas, — disse Amelia. Rodrigues se la rideva, ma a Ginia faceva piú pena che rabbia.

— Non c’è niente di bello, — disse Amelia, — se a me facesse un ritratto cosí, le toglierei il saluto.

Rodrigues guardava senza parlare.

— Una bella modella è sprecata per lei, — disse Amelia. — Dove le trova le modelle? in quel posto?

— Io non adopero modelle, — disse Rodrigues. — Io rispetto la carta.

Allora Ginia gli disse che voleva rivedere i quadri di Guido. Rodrigues si rimise in tasca il taccuino e rispose: — Ai suoi ordini.

Finí che ci andarono tutte e due, la prima domenica, e Ginia saltò un pezzo di messa per fare in tempo. Erano d’accordo per trovarsi sul portone, ma non c’era nessuno e allora Ginia salí. Di nuovo fu incerta fra le quattro porte del corridoio, e non sapeva decidersi e ridiscese la scala fino a metà. Ma poi si diede della stupida; risalí e origliò davanti all’ultima. Intanto uscí da un’altra porta una donna spettinata, in vestaglia, che portava un secchio. Ginia fece appena in tempo a rialzarsi, e le chiese dove stava il pittore. Quella non la guardò neanche e non rispose, e se ne andò per il corridoio. Ginia, rossa e tremante, tenne il fiato finché tutto tacque, e poi corse giú dalla scala.

Dal portone ogni tanto entrava e usciva qualcuno, e la guardavano passando. Ginia cominciò a passeggiare disperata, tanto piú che dall’altra parte del marciapiede c’era un garzone macellaio appoggiato allo stipite e la fissava maligno. Pensò di chiedere alla portinaia dove fosse lo studio, ma ormai tanto valeva aspettare Amelia. Era quasi mezzogiorno.


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