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ci diamo il rossetto. «Tu che cosa dipingi quando ti dài il rossetto? Lo stesso dipingo io».
— Ma col rossetto si dipingono le labbra.
— E lui dipinge la tela. Ciao, Ginia.
Quando Amelia scherzava cosí senza ridere, Ginia aveva paura che succedesse qualcosa e restava male e tornava a casa sentendosi sola. Fortuna che, a casa, doveva sbrigarsi a buttare la pasta per Severino e, finita la cena, era già diverso, perché veniva notte e il momento di uscire da sola o con Rosa. Certe volte pensava: «Ma che vita faccio. Non mi fermo un attimo». Ma quella vita le piaceva, perché solo cosí era bello trovare quel momento di pace al pomeriggio, o alla sera quando passava al caffè di Amelia, e riposarsi. Se non avesse avuto Amelia, sarebbe stata piú libera, ma per fare che cosa, adesso che le giornate si guastavano e non c’era piú gusto a traversare la strada? Se qualcosa doveva succedere quell’inverno — Ginia se lo sentiva — era da Amelia che sarebbe venuto, non da stupide come Rosa o Clara.
Al caffè cominciò a fare conoscenze. C’era un signore che somigliava a Barbetta e, quando loro se ne andavano, salutava Amelia con la mano. Le dava del voi, e Amelia disse a Ginia che non era un pittore. Un giovanotto alto che si fermava davanti ai portici con l’automobile e aveva insieme una signora molto elegante, venne qualche volta al banco, e Amelia non lo conosceva, ma diceva che non era un pittore. — Non sono mica molti, cosa credi? — disse a Ginia. — Chi lavora veramente, non viene al caffè — . Tutto sommato, Amelia conosceva piú i camerieri che gli avventori, ma Ginia che si divertiva a sentir quelli scherzare, stava attenta a non dar troppa confidenza a nessuno. Uno che spesso era seduto con Amelia e la prima volta salutò Ginia senza neanche guardarla, era un giovanotto peloso, dalla cravatta bianca e dagli occhi nerissimi che si chiamava Rodrigues. Difatti non sembrava un italiano e parlava raschiando, e Amelia lo trattava come un ragazzo, dicendogli che se invece di spendere quella lira al caffè l’avesse tenuta, in dieci giorni si sarebbe pagata la modella. Ginia ascoltava divertita, ma l’altro ricominciava con la sua voce malsicura a trattare Amelia di bella donna e di bambina capricciosa. Lei rideva, ma qualche volta si seccava e gli diceva di andarsene. Allora Rodrigues cambiava tavolino, tirava fuori la matita e si metteva a scrivere, guardandole di traverso. — Non fargli attenzione,
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