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cattivo odore, pensando alla spaziosa caserma sulla piazzetta, che ogni giorno un carabiniere scopava, e ai bei balconi aperti sul mare.

Al pianterreno della caserma c’erano le carceri, dalle finestre accecate in modo che la luce filtrasse dall’alto. Ogni mattina Stefano vi passava sotto, e pensava che le celle dovevano somigliare un poco per sporcizia alla sua camera. Qualche volta ne usciva il brusio di una voce o il tintinnio di una gavetta, e allora Stefano sapeva che qualcuno — villano, ladruncolo, o vagabondo — era carcerato nell’ombra.


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