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a piagnucolare che aveva fame. La vecchia s’era seduta sulla porta.

Non c’era piú niente da fare. Vado sull’aia, dietro il letame, a calare i calzoni. Mi pareva di averne gran voglia, ma dopo un poco ero al punto di prima. Allora mi alzo, mi ficco in bocca una sigaretta e ritorno dalla strada. Vedo in fondo alla strada il rossonero dei carabinieri.

A vederli mi tremano i denti, come fossi io Talino, ma non era per loro; era perché sono come i becchini, e soltanto a vederli capivo davvero cos’era successo. Mi siedo nell’erba e comincio a ripetere: — Ma perché non l’hanno tenuto, perché non l’hanno tenuto? — Poi pensavo: «Se aspetto qui, nel frattempo arriva il medico, e cosí quando torno lo trovo», perché anch’io sono vigliacco la mia parte.

Avevo davanti la stoppia e vedevo la cisterna sotto la collina, dov’ero sicuro che c’era Talino, e sentivo delle voci lontane, da tutte le strade, e non pensavo ch’era domenica. A metà sigaretta non ne potevo piú e la butto via, e m’incammino alla cisterna. Erano solo due notti che avevo aspettato Gisella là dietro, e a pensarci mi veniva un freddo che non ero piú io. Non ce l’avevo con Talino, ce l’avevo con tutti che lo sapevano prima e non mi dicevano niente.

A dieci passi dal muretto prendo un pezzo di terra e glielo butto dentro. Ne butto un altro e ascolto, e mi ricordavo la notte prima, quand’era Talino che faceva il bersaglio. — Che Ernesto l’abbia preso e ammazzato? Cosí sarebbero già tre — . Se lo trovavo, cosa dirgli? Che Gisella era tutta per me?

E allora mi sporgo nella cisterna, sperando che non ci fosse. Non c’era. In quel momento sento una motocicletta che si avvicina alla cascina e si ferma.

A tornare c’era da discorrere coi carabinieri, e non ne avevo voglia. Avrei però voluto dirgli: — State attenti che sembra stupido ma la fa a tutti quanti — . Poi mi viene un sospetto: — Se non torno, la vecchia è capace di dire che suo figlio è innocente — . Allora corro verso casa. La motocicletta era ferma nel cortile. Un carabiniere aspettava e i bambini lo guardavano dal portico.

Mentre aspetto che scendano, compare Ernesto. Sporco di terra, senza giacca e a mani vuote. — C’è il medico, — grido. Lui si butta di sopra. In cucina trovo l’appuntato che scende, e mi guarda e tira dritto. Erano tutti in cucina; la vecchia piangeva con


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