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manico ma non sulle punte. — Teniamo questo, — gli dico, — senz’un’arma Talino è un vigliacco.

Poi sentiamo di nuovo tossire. Meno male, era viva. Il fango dov’era caduta col secchio faceva spavento, cosí nero; e la strada fino al grano era sempre piú rossa, piú fresca. Vinverra ricomincia a bestemmiare coi bambini, e si guardava intorno: cercava Talino. Si alza l’Adele e dice a Pina: — Tu va’ avanti — . Poi chiamano Ernesto che venga a aiutare. Io no, perché ero nuovo, e da quel momento mi cessò il sopraffiato e cominciarono a tremarmi i denti. La prendono Ernesto e Vinverra; e Miliota le teneva un braccio. La vecchia mandava via i bambini. Attraversano adagio il cortile, le avevano coperto le mammelle, entrano in cucina. Le vedo l’ultima volta i capelli che pendevano e una gamba scoperta. Poi la portano su.

Non ci credevo mica che fosse successo. Era Rico che doveva ammazzare Talino. Mi tremavano i denti come fosse d’inverno. Mi trovo davanti Gallea in mezzo ai bambini, e gli dico: — Ma siete sicuro che è andato là sopra? — Dove volete che andasse?

Allora cerco la scala e la drizzo contro il portico. Gallea mi guardava. Salgo su come un gatto e metto piede sui mattoni. Si sentiva gridare dalle stanze sopra la cucina. Se Talino volesse, mi butta giú nel cortile, pensavo. Poggio la schiena contro il pilastro e guardavo quel muro di fieno, fino allo spazio che c’è sotto i tetti dove uno può nascondersi.

Prima cosa gli vidi gli occhi, in mezzo al fieno, come se non avesse piú che quelli. — Sono gli occhi di un cane, — pensavo, — di un cane che ha preso dei calci. Domani lo mettono dentro, e non esce mai piú.

— Talino, — dico, che sento solo io. — Talino!

E Talino mi guarda mi guarda, poi dice: — Bastardo, va’ via, — e parlava forte come fosse ancora in casa sua.

Non capisco, ero calmo e mi tremavano i denti. Fermo la voce per parlare, e in quel momento Talino fa un salto, coperto di fieno, e viene giú per la costa e mi passa davanti correndo e scompare in un buco per terra. Era caduto nella stalla per dove buttavano il fieno alle bestie. Sento dei colpi là sotto e capisco che apriva la porta.

Non ho tempo a voltarmi che dal cortile mi chiamano. C’era Gallea, c’era la guardia dagli occhiali neri, c’era la vecchia matta


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