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M’arrabbio e dico: — Se lo sanno tutti quanti! Chi ti credi di far fesso? Te l’ho anche vista, sí o no?
Gisella mi guarda un momento e poi scappa.
Allora torno a pensare ch’era domenica e che se fossi stato a Torino non erano le commedie di una ragazza che mi guastavano la giornata. Non avevo piú letto un giornale da un mese e non sapevo neanche come andava il campionato. Chi sa quante belle partite giocavano dappertutto. Poi verso sera Pieretto prendeva Michela, e andavamo a ballare sotto la collina. Si vedeva da questo che qui era campagna: le due colline erano terra lavorata e basta, un sole d’inferno le scaldava; tutt’al contrario da quelle del Po che, anche nel forte dell’agosto, hanno qualcosa di fine, hanno l’aria piú fresca e sembrano sempre coperte d’ombra, e fa piacere vederle anche soltanto in fondo a un corso.
Avevo la rabbia. C’è soltanto una cosa che è uguale a Torino e in campagna: le commedie delle donne. Tornerà, dico, tornerà perché l’ho io il coltello dal manico. Ma dormire non riuscivo, e allora sento odor d’acqua dal pozzo, e tanto vale, salto su: avevo voglia di una bella golata. Cosí mi vedono e mi fanno lavorare, pensavo.
Invece nel cortile non c’era nessuno, e sulla porta di casa si sentiva soltanto le mosche. Mi ricordo che per godere di piú ho bevuto al secchio. L’acqua è una bella cosa, dicevo, ma questa sera non faccio piú storie: mi sbronzo, e chi mi vuole mi venga a cercare. Le mosche, lo scuro, nessuno che parlava: quel giorno il sole sembrava fermo. Sembrava di essere in cantina.
Allora salgo su per la scaletta di pietra, alle stanze dove dormivano le donne. Come fa quella vecchia, pensavo, a non rompersi il collo su di qui? Gli scalini erano consumati, e dire che andavano scalze.
La stanza sopra la cucina era grande, con gli agli e la meliga attaccati al muro. C’era la finestra aperta e un lettone di legno con la madonna e il ramulivo. Chi sa quante ne ha viste questa madonna. Ma l’odore era lo stesso del portico perché il pavimento era di mattoni. Sentivo cantare da qualche stanza, piano come se discorressero; era l’Adele che addormentava il bambino. Gisella dormiva in un altro posto, perché quello era un letto da sposi. Chi sa se Talino gliel’ha fatta in un letto o l’ha buttata in un prato.
Ma un bel momento li sento gridare, lui e loro. Veniva da
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