Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/143


la lezione sulla pastura di quel giorno, che guai a lui se tornava troppo tardi o se legava molle un’altra capra.

— Ma se ieri le ha legate Gisella, — dice il ragazzo.

Allora grido io: — Perché non sei sceso tu. Talino, quando l’hai vista scappare?

Talino borbotta, e poi dice: — Bastarda Gisella — . Sento aprire la porta della stalla sul cortile, e l’Adele che dice: — Il piú furbo è arrivato — . Poi si muovono i buoi, sento una botta e Nando che grida «Vigliacco!» e Talino bestemmia.

Era come al teatro, e dando una voce arriva Vinverra. Dalla tettoia li sentivo gridare tutti insieme. La piú arrabbiata era l’Adele che ce l’aveva con Talino, perché, diceva, quand’erano soli si viveva d’incanto e adesso tanto rumore per una capra. Poi il discorso cambia, e Talino se la piglia con me che l’avevo veduta nelle canne e non l’avevo acchiappata. Che cosa facevo a quell’ora nelle canne?

Allora butto lo straccio e vengo avanti, sulla porta. Guardo Talino, li guardo tutti, Vinverra dà mano al tridente per voltare lo strame, ma prima mi sentono. Dico soltanto: — Parliamoci chiaro. Di là c’è una macchina. Sono qui per la macchina e non per fare la guardia né a te né alle bestie piú furbe di te. Non capisci che secchi? Va’ a bruciare le case. Qui nessuno è una capra che ti deva dar conto dove va e cosa fa.


139