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La canzone dei grilli era cosí forte che non si sentiva piú. Non mi muovevo e mi cascò la sigaretta. Chiunque venisse saresti contento, pensavo.
— Che mi faccia aspettare per vedere se sono di fegato? — dico; e allora salto su per sedermi sul pozzo, perché tutto d’un colpo mi era venuto in mente che, se dall’aia non vedeva nessuno, Gisella non veniva. Mi alzo in piedi e mi metto a ridere, per farmi una faccia.
Rido rido, e mi fermo perché diventavo matto. Qualcuno dalla stoppia mi aveva risposto ridendo, ma non era Gisella: era un verso da bestia, che sembrava una vecchia, una voce da battere i denti. Vado tutto in sudore. Poi la vedo fermarsi a metà della stoppia, una cosa nera che si muoveva adagio e che ride di nuovo, da sola.
Era una capra. Mi siedo contro il muretto e la guardo, la guardo, perché veniva proprio da me. Fortuna che non c’era Gisella e che non mi vedeva. La capra si ferma a tre metri, mi guarda; poi piglia la corsa di fianco e si butta nelle canne come un camoscio. Fece un po’ di fracasso, e poi silenzio.
— Berto, vatti a nascondere, — dico voltandomi da tutte le parti. — Se ti avesse veduto Talino!
Ero tranquillo adesso, come se mi fossi cavato del sangue. Ma Gisella non veniva, e accendevo e fumavo e la stoppia era un po’ bianca e un po’ nera, secondo che andava la luna, e si levò il vento e le canne scricchiolavano forte coi grilli, e tutti i cani dormivano. Veniva sonno anche a me. Poi le nuvole se ne vanno e tutto resta come un mare di luna, che faceva vedere dietro la cascina il capezzolo scuro di Monticello. Stavolta rido dalla rabbia, e concludo che l’avevo saputo fin dal principio che anche Gisella mi prendeva in giro. — Questo è il paese di Talino, Berto. Magari era d’accordo con Talino, e tu stai qui a farli ridere — . Butto la cicca e m’incammino.
«Che fosse per prima di cena? — pensavo. — Eppure ha detto stanotte». Se uno comincia non si ferma piú. «Te l’ha detto Talino, — pensavo, — che faceva l’amore con l’altro. Tu davi noia, e ti ha mandato via per ricevere l’altro. Meglio cosí, — dicevo, — perché cosí almeno non parla».
Per non svegliare il cane facevo il giro della casa e volevo passare dal cortile. Qui c’era l’ombra della luna e qualcuno che
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