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— Là dietro... La cisterna.
Poi restammo seduti sull’erba a scherzare finché il Pa’ non chiamava; e Talino voleva sapere chi era venuto con Ernesto e se gli avevano parlato. Le ragazze lo prendevano in giro, perfino Miliota con la voce da toro che ha lei, che a parlare sottovoce si sente di piú.
Ogni tanto la Pina chiamava dal carro come un’anima persa.
— Le siete scappate? — dice Talino.
— Non è venuta perché aveva vergogna, — fa Gisella con la bocca ch’era tutta una voglia e i capelli negli occhi, e le gambe coperte. — Si vergogna di qualcuno.
— Sarà per questo, — dico io, — che guarda sempre dall’altra parte.
— Tutta me l’hai strappata, — diceva Miliota con la mano nella sottana, — sembra che ho fatto la lotta. Mostro le gambe.
— Cosí state fresca, — dico, ridendo con Gisella. — Se qui faceste i bagni, ne mostrereste di piú.
— Noialtre il bagno lo facciamo nel fieno, — diceva Miliota.
— Perché non lo caricate di notte? si starebbe piú freschi.
— Di notte la Pina non avrebbe vergogna, — sghignazza Talino.
— Ieri notte però c’era il soffoco, non si vedeva neanche la luna.
— Si vedrà questa notte e chi sa che bel fresco, — grida Gisella. — Chi sa che bel fresco!
Poi ridiamo e sentiamo la Pina che chiama «Oh Gisella!» e lei dice: — Quella goffa, tanto grida che il Pa’ sente — ; e ci alziamo e loro due se ne vanno sul prato e noi saliamo verso casa.
Quella sera non veniva piú notte, e la vecchia mi trova nella stanza delle mele e mi chiede chi ero perché al chiuso non ci vedeva piú bene. Io le dico che mangio una mela di sua figlia, se è permesso, per lavarmi la bocca. Lei che sembrava davvero una mela secca, corre alla finestra, guarda in cortile, poi cerca di vedermi meglio e borbotta, borbotta. — Manca Pietro, — diceva, — ci siete voi, manca Pietro. Per l’amore di Dio. Siete come fratelli. Me l’ha detto Talino che vi siete aiutati. Che disgrazia che è stata.
— Quale disgrazia?
La vecchia leva il mento e mi prende una mano. — Per l’amore di Dio, — diceva, — per l’amore di Dio.
Poi vedo che sgocciola, e non so cosa fare.
— State su, non è niente, — le dico.
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