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Poi arriviamo sulla stradetta in salita e sentiamo ridere. Talino si ferma, raccoglie una pietra, e la tira nei rovi. Sbucano invece da sotto le piante Gisella e Miliota, e lontano ne sento un’altra che chiama disperata come fosse già notte.
— Che cosa volete? — fa Talino.
Che cosa volevano si capiva, e Gisella dà il rastrello per terra, dalla rabbia per quella voce in cima al prato.
— Dov’è il Pa’? — fa Talino.
La nera e la bianca gli ridono in faccia, e Gisella alza le spalle. Poi va giú sull’erba come un sacco, ma si copre le gambe e Miliota resta dietro, in piedi, e ci aspetta. — C’è venuto Ernesto, — dice Miliota, — chiedeva quando battiamo il grano.
— E dov’è?
— Sono andati sull’aia col Pa’...
Talino mi guarda, con l’occhio del merlo; poi vede Gisella e le fa: — Cosa c’è?
Gisella non si muove e Miliota dice: — Acchiappami, — e fa per correre, e Gisella dice: — Se la prendi, ti dice una cosa.
Talino che bestemmiava già, salta addosso a Miliota e si buttano a terra. Rotolando, Miliota lo porta nel fosso: se facevano la lotta non so chi vinceva. Ma Miliota si mette a gridare, e gli dà dei calci, perché erano finiti sulle spine, e si alzò con la veste stracciata.
— Si fa cosí con le donne? — dico a Gisella che mi guardava.
— Si fa cosí con lui... Questa sera ho da dirvi una cosa, trovatevi al pozzo.
— Che pozzo?
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