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zione, per trovare una panca. Avevo in tasca un quaranta lire, e piú niente da fare. Ci pensai sopra nel giardino e capivo che senza Pieretto ero proprio disoccupato. Gente ne passava poca, era già mezzanotte e non avevo piú sonno perché da Michela mi ero assopito un poco.

Chi sa Talino. Era partito alle sette? Una voce mi dice di no e mi fa saltar su. Vado o non vado. Costa poco.

Talino era seduto per terra, fra le ringhiere dei biglietti, col fagotto e tutto. A vederlo, mi pareva di tornar dentro. Si asciugava il sudore, con una faccia da richiamato, e mordeva in un pezzo di pane e formaggio. Dunque aveva dei soldi cuciti da qualche parte; e ci aveva presi in mezzo tutti quanti, me, la questura e le carceri.

Quando mi vide, si alzò senza fretta, poggiando la mano per terra, e cominciò a traballare come faceva lui camminando.

— Si parte? — mi dice con la bocca piena.

— Momento. Tu hai dei soldi. Che paga mi date se vi guardo le macchine?

— Da mangiare e da dormire. Puoi lavorare per tuo conto nella fabbrica della luce, e guadagni quello che vuoi. C’è uno che si è comprato una casa...


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