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Paesaggio V
Le colline insensibili che riempiono il cielo
sono vive nell’alba, poi restano immobili
come fossero secoli, e il sole le guarda.
Ricoprirle di verde sarebbe una gioia
e nel verde, disperse, le frutta e le case.
Ogni pianta nell’alba sarebbe una vita
prodigiosa e le nuvole avrebbero un senso.
Non ci manca che un mare a risplendere forte
e inondare la spiaggia in un ritmo monotono.
Su dal mare non sporgono piante, non muovono foglie:
quando piove sul mare, ogni goccia è perduta,
come il vento su queste colline, che cerca le foglie
e non trova che pietre. Nell’alba, è un istante:
si disegnano in terra le sagome nere
e le chiazze vermiglie. Poi torna il silenzio.
Hanno un senso le coste buttate nel cielo
come case di grande città? Sono nude.
Passa a volte un villano stagliato nel vuoto,
cosí assurdo che pare passeggi su un tetto
di città. Viene in mente la sterile mole
delle case ammucchiate, che prende la pioggia
e si asciuga nel sole e non dà un filo d’erba.
Per coprire le case e le pietre di verde
— sì che il cielo abbia un senso — bisogna affondare
dentro il buio radici ben nere. Al tornare dell’alba
scorrerebbe la luce fin dentro la terra
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