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p. 87 Paesaggio IV

1934. Pubblicati in Lavorare stanca.

88 Rivolta

1934. Pubblicata in Lavorare stanca. Probabilmente anche questa poesia si riferisce a un episodio di violenza fascista. Ma non è chiaro il legame tra il fatto di sangue evocato nelle prime due lasse e il personaggio del pezzente dell’ultima lassa. Anche qui forse la chiave è nel titolo: quella del pezzente è l’ultima forma di rivolta possibile? Le varianti delle minute non bastano a chiarire le oscurità. Nella prima stesura l’inizio si legge: Quel morto è rimasto disteso tranquillo | tra i capelli incollati sull erba. I due vivi (son soli) (che cantano) (passano) (sanno) (cantato, han cantato) | e ci tremano sopra, quelli vivi, e ora tornano a casa convinti.

89 Paesaggio V

1934. Pubblicata in Lavorare stanca. Nelle minute, in tre versi eliminati, il tema della poesia:

Hanno un senso le pietre che prendono pioggia
giorno e notte e non crescono nulla? Hanno un senso le strade
della enorme città tranne all’alba?

91 La cena triste

1934. Pubblicata in Lavorare stanca. A questa poesia P. accenna in Appendice I .

93 Ritratto d’autore

1934. Pubblicata in Lavorare stanca. Dedica: a Leone (Ginzburg). Nelle minute, altri titoli: Due vagabondi; L’azzurro d’estate. Le varianti chiariscono il punto di partenza della poesia: due vagabondi seduti per terra di cui uno s’è tolto i pantaloni e l’altro la maglia e fanno, cosí in due, un corpo nudo.

Il collega, che puzza, disteso con me
sulla pubblica strada, per prendere il fresco
s’è levato i calzoni. Io mi levo la maglia.
C’è cosí l’uomo nudo — due gambe da toro
e un torace di anguilla — ma non passa nessuno.

La poesia continua sviluppando il rapporto di immagini pelo — puzzo — potenza sessuale, visto da chi invece si identifica con la pelle liscia e senza puzzo e si vede simile al ragazzotto (parola poi sostituita col termine piemontese gorbetta) che ha le gambe d’anguilla anche lui (ma il primo riferimento all’anguilla era stato eliminato) e che ancora attende la prova amorosa. Il titolo e la dedica si riferiscono evidentemente a identificazioni scherzose tra gli amici ai quali P. leggeva le sue poesie.

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