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p. 80 | Disciplina |
1934. Pubblicata in Lavorare stanca. Nelle minute, le varianti insistono nella definizione della città diurna come disciplina comune, in contrasto all’isolamento indocile della notte.
La città chiara assiste ai lavori e ai sogghigni.
Sembra, ed è, fatta adesso, ma tutta per noi.
Non c’è arresto del nostro lavoro che conti per lei
che continua lo stesso. È l’insieme di tutti i lavori
che abbiam fatto. Permette che alziamo la testa
ogni tanto, e sa bene che poi la chiniamo.
Fin da prima dell’alba ritorna alla vita
come noi, tra l’indocilità di ciascuno di noi.
£ un qualcosa di saldo davanti a ogni nostro lavoro,
come il nostro stupore di prima dell’alba.
81 | Legna verde |
1934. La stesura della poesia dev’essere pressapoco contemporanea all’articolo su Faulkner che usci su «La Cultura» dell’aprile 1934, perché uno stesso foglio ha servito per la minuta d’un pezzo di poesia e di un pezzo di articolo; quindi la poesia dovrebb’essere dei primi mesi del 1934.
La prima minuta comincia fissando una situazione puramente lirica che nelle stesure seguenti non viene ripresa (ma che sarà il tema d’un’altra poesia del 1934, presumibilmente di poco posteriore a questa, Paesaggio V): le case della città che al buio sembrano colline. Il primo tentativo di inizio nella minuta si legge infatti:
L’uomo fermo ha dinanzi colline nel buio
ma non sono che case: si è spenta ogni luce
e le masse nerastre diventano grandi (colline)
a due passi: se viene la luce, ritornano case.
Sotto a questi primi versi cancellati, vi sono due titoli tra parentesi: Scoraggiamento e Nessuna debolezza, e due versi (il primo incompleto, preceduto da puntini di sospensione):... L’uomo fermo ha dinanzi | un lavoro che torna a portarlo in prigione, poi comincia la stesura dell’inizio nella forma che sarà la definitiva. I due titoli tra parentesi e i versi in margine già stabiliscono la situazione che P. vuol definire: un uomo sta per riprendere l’azione politica clandestina dopo essere stato in prigione, senza avere piú le speranze di quando stava in prigione e i compagni attendevano e il futuro attendeva. La vista delle colline gli pone l’alternativa della vita del campagnolo (i villani in tutte le stesure) che lotta contro un suolo reale, non preoccupandosi che di coltivare il proprio campo (in una variante: Hanno pure una gioia i villani: il pezzetto di terra | che contendono a tutti. Che importano gli altri?) Il richiamo alla realtà della lotta e alla solidarietà coi compagni era espresso nella prima stesura con questo finale: Ma l’odore di terra stavolta anche giunge | in città e annebbia gli occhi: si pensa ai compagni | in prigione e ai selciati spruzzati di sangue. (In una stesura seguente: in prigione, a qualcuno che ha già chiuso gli occhi).
Il titolo Legna verde', che compare in testa a una stesura quasi compiuta, richiama l’immagine del fumo, come già Fumatori di carta, e ha chiaramente la stessa funzione di marcare il distacco critico di P. verso
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