Pagina:Pavese - Poesie edite e inedite.djvu/240



manoscritto di P., una nota di poetica sul tipo di quelle che svilupperà nel Mestiere di poeta e nel diario, ma certo anteriore a queste, dato che documenta una fase iniziale dello sviluppo del suo concetto di «immagine-racconto».

«Il mio lavoro consiste nel mettere insieme una costruzione che per una corrispondenza di parti stia a sé, e la materia va fatta di una realtà che viva per animati rapporti, non di immagini esterne, ma di equivalenze e mescolanze tra vari aspetti dei piú emergenti e sintetici di questa realtà. All’immagine coloristica o musicale — fantasiosa — sostituisco la costruzione pesata della realtà stessa che tratto.

«Basta che noti nella vita un primo nucleo di rapporti — anche solo un binomio — e qui sopra approfondisco e costruisco una realtà tutta fatta di pensiero animato e parlato. Non capisco né musica né figurative, per questa ragione. Che realtà hanno le note? Che possibilità di costruzione dall’interno i colori e le forme?»
p. 54 Atlantic Oil

1933. Pubblicata in Lavorare stanca. In margine a una minuta gli appunti: Alba che mostra il cartello — polvere — autos. Chieri-Torino — Vita di autos. — Lui — mestiere — Bello — svegliato avrà reumi.

56 Crepuscolo di sabbiatori

1933. Pubblicata per la prima volta nell’edizione Einaudi di Lavorare stanca.

58 Città in campagna

1933. Pubblicata in Lavorare stanca.

60 * Lavorare stanca [1°]

18-19 luglio 1933. Inedita. Da non confondersi con la poesia dallo stesso titolo dell’anno seguente, che sarà compresa nel volume omonimo. Nella 3a lassa, all’11° verso, che la donna gli ignora: le varianti (che la donna ignorava; che gli sta nella mente e la donna gli ignora) chiariscono l’espressione involuta: che si riferisce a voglia.

62 Gente che non capisce

29-31 luglio 1933. Pubblicata in Lavorare stanca. A questa poesia P. accenna nella Appendice I. Nelle minute, l’inizio di una prima versione:

Gella andò innanzi e indietro per tutto l’inverno
lungo il viale che va alla stazione. Guardava soltanto
le vetrine piú accese e saltava sul treno
senza dire mai nulla. Poi quando, le sere d’aprile,
i lampioni riempirono il verde del viale
di sorgenti di luce, scoprí che altri treni
le servivano, molto piú tardi, e restò a passeggiare
con compagne. Finita l’annata, non venne piú in Alba.

236