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Le poesie che qui si pubblicano per la prima volta in edizione Einaudi sono indicate con un asterisco.

Quando viene citato Lavorare stanca senza indicazione di edizione, ci si riferisce ad entrambe le edizioni curate dall’autore.

Quando viene citato il diario, ci si riferisce a Il mestiere di vivere (Diario 1935-1950), Einaudi, Torino 1952; nuova edizione riveduta nella serie «Opere di Cesare Pavese», Einaudi, Torino 1961.

Quando viene citata l’Appendice I e l’Appendice II ci si riferisce ai due scritti di P. riportati in appendice a questo volume, cioè rispettivamente a Il mestiere di poeta e A proposito di certe poesie non ancora scritte.

p. 11 I mari del Sud

7-14 settembre 1930. È la poesia che apre la raccolta Lavorare stanca sia nell’edizione Soiaria che nell’edizione Einaudi. La data 1931 indicata dall’A. nell’indice dell’edizione Einaudi è inesatta. Dedica: a Monti (Augusto Monti). Per il posto che I mari del Sud occupano come prima espressione poetica di P., si veda l’Appendice I e il diario (la prima annotazione e passim).

La prima minuta è travagliatissima. Cerchiamo di fissare i principali passaggi di alcuni motivi. Primo, il motivo del tacere come virtú familiare. Qualche nostro antenato dev’essere stato ben solo: prima di trovare la chiusa a questo verso, P. aveva scritto, al posto di ben solo: un bandito; uno scemo; bandito da tutti; un idiota inseguito a sassate; un terribile uomo | di quelli che una volta morivano in disparte. | O forse era soltanto un contadino.

L’attacco della 2a lassa è in un primo momento:

Questa sera mi ha detto: Saliamo a Moncucco?
è la cima piú alta di tutte le Langhe.

In una variante della 3a lassa, il cartoncino con un gran francobollo verdastro è firmato Pavese. I passaggi tra la 3a e la 4a lassa sono interessanti per i riferimenti autobiografici:

Poi venimmo a Torino e scordammo l’assente.
Quando un anno finita la guerra tornai nelle Langhe

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