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città; Fiume; Calma stoica lavoro; Sansôssí. I primi tre sono temi ambientali, facilmente identificabili. Calma stoica lavoro comprendeva Il vino triste, Pensieri di Deola, Ozio, Mania di solitudine. Sansôssi1 comprendeva Canzone di strada e Due sigarette.
Sull’indice di una copia dell’edizione Solaria di Lavorare stanca, con aggiunte a matita di titoli non compresi nel volume, è abbozzata una prima ripartizione in sette temi: Campagna; Donne in città; Città-campagna (in Fantasie gnomiche); Fantasie solitarie; Sesso e Passione e Figure femminili; Fuga (Ulisse) e Politica; Confino (in Fantasie di rimpianto). Non riportiamo per disteso i titoli attribuiti ai vari temi, anche perché successivi spostamenti e cancellature rendono questa ripartizione assai confusa, ma essa corrisponde grosso modo ai sei gruppi definitivi.
Il gruppo Antenati corrisponde al tema Campagna, con l’aggiunta di poesie scritte in seguito, tutte su motivi agricolo-ancestrali.
Il gruppo Dopo corrisponde al tema Donne in città, con le poesie scritte in seguito che hanno in comune il motivo amoroso o sessuale composto in un tono di contemplazione e malinconia.
Il gruppo Città in campagna è il piú ricco e vi confluiscono sia le Fantasie gnomiche cioè compenetrazioni di motivi cittadini e motivi campestri, sia alcune delle Fantasie solitarie, cioè sul tema della solitudine e dell’esclusione, sia il motivo dell’esperienza avventurosa e conoscitiva del ragazzo (che in un primo tempo Pavese vedeva legato a quello dell’esperienza delle lotte sociali, nell’indicazione Fuga e politica).
Maternità corrisponde a Sesso e Passione e Figure femminili; poesie che differiscono da quelle del gruppo Dopo per la rabbia sessuale (come Pavese dice in A proposito di certe poesie non scritte) e per il senso carnale della generazione dei figli, un motivo molto profondo in Pavese.
Legna verde comprende poesie in cui l’esperienza di vita è raggiunta attraverso la politica. Se in un primo tempo Pavese aveva pensato a
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- ↑ Questo motivo si ricollega alla figura dello scappato di casa di cui Pavese parla in una delle prime note del diario, in data 10 novembre 1933. I sansôssí (grafia piemontese per sans-souci) è il titolo di un romanzo di Augusto Monti (professore di liceo di Pavese e suo primo maestro di letteratura e amico). Monti contrapponeva (sentendo il fascino dell’una e dell’altra) la virtú del piemontese sansôssí (fatta di spensieratezza e giovanile incoscienza) alla virtú del piemontese sodo e stoico e laborioso e taciturno. Anche il primo Pavese (o forse tutto Pavese) si muove tra quei due termini; non si dimentichi che uno dei suoi primi autori è Walt Whitman, esaltaore insieme del lavoro e della vita vagabonda. Il titolo Lavorare stanca sarà appunto la versione pavesiana dell’antitesi di Augusto Monti (e di Whitman), ma senza gaiezza, con lo struggimento di chi non si integra: ragazzo nel mondo degli adulti, senza mestiere nel mondo di chi lavora, senza donna nel mondo dell’amore e delle famiglie, senza armi nel mondo delle lotte politiche cruente e dei doveri civili.