Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
di bozza di diverse poesie già composte che si dovettero eliminare. Le
traversie si aggravarono quando, mentre il libro stava per essere pubblicato, P. fu arrestato (15 maggio 1935) per attività antifascista, insieme agli altri intellettuali torinesi che facevano capo alla casa editrice Einaudi e alla rivista «La Cultura», e fu condannato al confino.
I veti della censura però si appuntarono piú sulle poesie che potevano
dar adito ad accuse di oscenità (Il dio-caprone, Pensieri di Dina, Balletto, Paternità) che su quelle di contenuto politico; difatti entrarono
a far parte del volume anche Legna verde e Una generazione, oltre a
cinque poesie scritte al confino (ma di contenuto, queste ultime, essenzialmente lirico).
Come la prima edizione di Lavorare stanca cosí anche la seconda, pubblicata da Einaudi, ebbe una lunga gestazione in tipografía e fini per uscire in un momento sfortunato. Stavolta, la ragione dei ritardi erano soprattutto i bombardamenti e lo sfollamento delle tipografie torinesi: il libro fu finito di stampare nell’ottobre 1943, già sotto l*occupazione tedesca. Sul frontespizio è scritto: Lavorare stanca. Nuova edizione aumentata, e sulla «fascetta», dettata dallo stesso P., si legge: Una delle voci piú isolate della poesia contemporanea.
La raccolta comprende 70 poesie. L’ordinamento, con la ripartizione delle poesie in gruppi, era stato completato dall’A. nel 1940. La cartella del manoscritto preparato per la stampa (con l’intestazione: «Cesare Pavese, Lavorare stanca, 2a edizione aumentata») si apre con questo appunto di pugno dell’A.: È questa la forma definitiva che dovrà avere Lavorare stanca se mai sarà pubblicato una seconda volta. Ciascuno dei titoli dei gruppi andrà scritto in occhiello. 8 aprile ’ 40.
L’ordinamento dell’edizione 1943, rimasta definitiva, è il seguente:
Antenati |
Dopo |
216 |