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Da questo volume sono esclusi i tentativi poetici dell’adolescenza e della prima giovinezza (che troveranno posto in una prossima raccolta degli scritti giovanili di P.) cioè di prima de I mari del Sud (datata sui manoscritti 7-14 settembre 1930), poesia che l’A. aveva sempre considerato come l’inizio della sua opera creativa valida, e con la quale aveva aperto la raccolta Lavorare stanca in entrambe le edizioni da lui curate.
Che I mari del Sud segnino uno stacco netto e inaspettato da una versificazione di sfogo sentimentale o di crepuscolarismo goliardico è confermato dall’esame dei manoscritti pavesiani di quegli anni. Non abbiamo trovato nessun tentativo che possa essere collocato come un «antecedente» dei Mari del Sud, né per la forma metrica, né per il contenuto, né per il caratteristico «piglio» narrativo-discorsivo, né per l’influenza delle letture di poeti americani fatte da P. in quegli anni (è del 1930 la sua tesi di laurea su Walt Whitman; del 1931 il suo primo saggio su Edgar Lee Masters). L’unica poesia che preannuncia il verso libero e l’andatura prosastica dei Mari del Sud è di un mese prima: Frasi all’innamorata, 4-10 agosto 1930; ma essa appartiene ancora al crepuscolarismo piú ingenuo del periodo giovanile.
Su questa priorità dei Mari del Sud concorda la testimonianza di uno degli amici piú vicini a P. in quel periodo: Massimo Mila. Si veda al proposito una sua recente prefazione (al volume: C. P., Poesie, «Universale Einaudi», Torino 1961) che dà inoltre la piú chiara definizione del ritmo ternario del verso pavesiano di tredici sillabe.
Naturalmente, non è possibile separare con un taglio netto la preistoria del P. «giovanile» dalla storia del «vero» P., prendendo come rigido limite cronologico la data dei Mari del Sud. Le quattro poesie del 1931 che pubblichiamo per la prima volta in questo volume (Le maestrine, Donne perdute, Canzone, Il vino triste) appaiono ancora molto immature strutturalmente e concettualmente, e solo per il loro interesse nella storia dello sviluppo formale e dei contenuti dell’opera pavesiana trovano il loro posto in questa raccolta piuttosto che in quella che sarà dedicata alla documentazione della gioventú dell’A.
Sarà con Antenati, datata sui manoscritti febbraio 1932, che avremo non solo una poesia tra le meglio rappresentative di P., ma anche l’inizio d’uno sviluppo ininterrotto di coscienza poetica, ossia l’uscita definitiva del dilettantismo.
Nell’indice dell’edizione 1943 (Einaudi) di Lavorare stanca, P. aveva posto accanto al titolo di ogni poesia l’anno di composizione. Abbiamo
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