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Il carrettiere
Lo stridore del carro scuote la strada.
Non c’è letto piú solo per chi, sotto l’alba,
dorme ancora disteso, sognando il buio.
Sotto il carro s’è spenta — lo dice il cielo —
la lanterna che dondola notte e giorno.
Va col carro un tepore che sa d’osteria,
di mammelle premute e di notte chiara,
di fatica contenta senza risveglio.
Va col carro nel sonno un ricordo già desto
di parole arrochite, taciute all’alba.
Il calore del vivo camino acceso
si riaccende nel corpo che sente il giorno.
Lo stridore piú roco, del carro che va,
ha dischiuso nel cielo che pesa in alto
una riga lontana di luce fredda.
È laggiú che s’accende il ricordo di ieri.
È laggiú che quest’oggi sarà il calore
l’osteria la veglia le voci roche
la fatica. Sarà sulla piazza aperta.
Ci saranno quegli occhi che scuotono il sangue.
Anche i sacchi, nell’alba che indugia, scuotono
chi è disteso e li preme, con gli occhi al cielo
che si schiude — il ricordo si stringe ai sacchi.
Il ricordo s’affonda nell’ombra di ieri
dove balza il camino e la fiamma viva.
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