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Gelosia [2°]

L’uomo vecchio ha la terra di giorno, e di notte
ha una donna ch’è sua — ch’era sua fino a ieri.
Gli piaceva scoprirla, come aprire la terra,
e guardarsela a lungo, supina nell’ombra
attendendo. La donna sorrideva occhi chiusi.

L’uomo vecchio stanotte è seduto sul ciglio
del suo campo scoperto, ma non scruta la chiazza
della siepe lontana, non distende la mano
a divellere un’erba. Contempla tra i solchi
un pensiero rovente. La terra rivela
se qualcuno vi ha messo le mani e l’ha infranta:
lo rivela anche al buio. Ma non c’è donna viva
che conservi la traccia della stretta dell’uomo.

L’uomo vecchio si è accorto che la donna sorride
solamente occhi chiusi, attendendo supina,
e comprende improvviso che sul giovane corpo
passa in sogno la stretta di un altro ricordo.
L’uomo vecchio non vede più il campo nell’ombra.
Si è buttato in ginocchio, stringendo la terra
come fosse una donna e sapesse parlare.
Ma la donna distesa nell’ombra, non parla.

Dov’è stesa occhi chiusi la donna non parla
né sorride, stanotte, dalla bocca piegata
alla livida spalla. Rivela sul corpo
finalmente la stretta di un uomo: la sola
che potesse segnarla, e le ha spento il sorriso.

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