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Poggio Reale
Una breve finestra nel cielo tranquillo
calma il cuore; qualcuno c’è morto contento.
Fuori, sono le piante e le nubi, la terra
e anche il cielo. Ne giunge quassú il mormorio:
i clamori di tutta la vita.
La vuota finestra
non rivela che, sotto le piante, ci sono colline
e che un fiume serpeggia lontano, scoperto.
L’acqua è limpida come il respiro del vento,
ma nessuno ci bada.
Compare una nube
soda e bianca, che indugia, nel quadrato del cielo.
Scorge case stupite e colline, ogni cosa
che traspare nell’aria, vede uccelli smarriti
scivolare nell’aria. Viandanti tranquilli
vanno lungo quel fiume e nessuno s’accorge
della piccola nube.
Ora è vuoto l’azzurro
nella breve finestra: vi piomba lo strido
di un uccello, che spezza il brusio. Quella nube
forse tocca le piante o discende nel fiume.
L’uomo steso nel prato dovrebbe sentirla
nel respiro dell’erba. Ma non muove lo sguardo,
l’erba sola si muove. Dev’essere morto.
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