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20 dicembre.

La ragazza che lavora vedendosi nello specchio. L’uomo che la vede, la vede, e le parla. Vanno insieme in società.

La ragazza che prega alla cassa. Prega prega per i clienti. Va con uno al Valentino, che l’abbatte e viola.

La ragazza è brutta e si vede nello specchio. Tutto il giorno. L’uomo le dice che lui ride e si conforta allo specchio.

21 dicembre.

L’uomo la crede schiacciata e fredda. Lei è tremenda e orgiastica. Si scatena. L’uomo ha paura.

(leggendo Lukàcs).

L’arte del xix secolo s’incentra sullo sviluppo delle situazioni (Bildungsroman, cicli storici, carriere ecc.); l’arte del xx sulle essenze statiche. L’eroe al principio era diverso che alla fine della storia; ora è sempre uguale.

L’infanzia preparazione dell’uomo (xix); l’infanzia contemplata in sé (xx).

25 dicembre.

Chi rinuncia con convinzione e con metodo, ha costruito la sua vita sulle cose a cui rinuncia. In sostanza, non vede che queste.

Strana mania di volere il doppione di ogni cosa: del corpo l’anima, del passato il ricordo, dell’opera d’arte la valutazione, di se stesso il figlio... Altrimenti, i primi termini ci parrebbero sprecati, vani. E i secondi allora?

È perché tutto è imperfetto? o perché «si vedono le cose soltanto la seconda volta»?