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1945 | 287 |
rivare al nulla, non al risentimento. Non all’odio. Ricorda sempre che nulla ti è dovuto. Che cosa meriti infatti? Quando sei nato, ti era forse dovuta la vita?
27 novembre.
È venuto la terza volta, quel giorno. È l’alba, un’alba di nebbia diffusa, viola fresco. Il Tevere ha lo stesso colore. Malinconia non greve, pronta a sfumare sotto il sole. Case e alberi, tutto dorme.
Ho visto l’alba, non è molto, dalle sue finestre della parete accanto. Era la nebbia, era il palazzo, era la vita, era il calore umano.
Dorme Astarte-Afrodite-Mèlita. Si sveglierà scontrosa. Per la terza volta è venuto il mio giorno. Il dolore piú atroce è sapere che il dolore passerà. Adesso è facile umiliarsi. E poi?
13 agosto ’37 (pomeriggio) |
25 settembre ’40 (sera) |
26 novembre ’45 (notte) |
Proprio il contrario di quanto ci hanno insegnato. Da giovani si rimpiange una donna, da maturi la donna.
Com’è grande il pensiero che veramente nulla a noi è dovuto. Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?
Eppure è semplice. Quando non si esiste piú, si muore. E voilà.
Afrodite è «venuta dal mare».