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quietudine contemplativa segnalata il 24 novembre? A prima vista parrebbe che malizia e inquietudine contrastassero.

6 dicembre.

Bestemmiare, per quei tipi all’antica che non sono perfettamente convinti che Dio non esista, ma, pure infischiandosene, se lo sentono ogni tanto tra carne e pelle, è una bella attività. Viene un accesso d’asma e l’uomo comincia a bestemmiare con rabbia e tenacia: con la precisa intenzione di offendere questo Dio eventuale. Pensa che dopotutto, se c’è, ogni bestemmia è un colpo di martello sui chiodi della croce e un dispiacere fatto a colui. Poi Dio si vendicherà — è il suo sistema — farà il diavolo a quattro, manderà altre disgrazie, metterà all’inferno, ma capovolga anche il mondo, nessuno gli toglierà il dispiacere provato, la martellata sofferta. Nessuno! È una bella consolazione. E certo ciò rivela che dopotutto questo Dio non ha pensato a tutto. Pensate: è il padrone assoluto, il tiranno, il tutto; l’uomo è una merda, un nulla, e pure l’uomo ha questa possibilità di farlo irritare e scontentarlo e mandargli a male un attimo della sua beata esistenza. Questo è davvero il «meilleur témoignage que nous puissions donner de notre dignité». Come mai Baudelaire non ci ha fatto sopra una poesia?

7 dicembre.

Va approfondita l’affermazione che il segreto di molta grande arte stia negli impedimenti che, sotto forma di regole, il gusto contemporaneo impone. Le regole d’arte, proponendo un ideale definito da raggiungere, dànno all’artista uno scopo che impedisce il lavorío a vuoto dell’ingegno. Bisogna però aggiungere che mai il valore delle opere sta per noi nelle regole osservate, ma — vista l’eterogeneità dei fini — in strutture cresciute sotto mano all’artista durante la sua ricerca di ciò che la regola — il gusto — richiede. L’ingegno surriscaldato da un gioco razionale, qual è il tentativo di raggiungere certi risultati reputati di valore, supera l’astratto va-