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12 aprile.

Uno dei meno osservati gusti umani è quello di prepararsi degli eventi a scadenza, di organizzarsi un gruppo di accadimenti che abbiano una costruzione, una logica, un principio e una fine. La fine è avvistata quasi sempre come un’acme sentimentale, una lieta o lusingante crisi di consapevolezza di sé. Ciò si stende dalla costruzione di una botta e risposta a quella di una vita. E che cos’è ciò se non la premessa del narrare? L’arte narrativa appaga appunto questo gusto profondo. Il piacere del narrare e dell’ascoltare è vedere disporsi dei fatti secondo questo grafico. A metà di un racconto si risale alle premesse e si gode di ritrovare delle ragioni, delle chiavi, delle mosse causali. Che altro si fa ripensando al proprio passato e compiacendosi di riconoscerci i segni del presente o del successivo? Questa costruzione dà in sostanza un significato al tempo. E il narrare è insomma soltanto un mitologizzarlo, uno sfuggirgli.

14 aprile.

Nessuna donna fa un matrimonio d’interesse: tutte hanno l’accortezza, prima di sposare un milionario, d’innamorarsene.

27 aprile.

Les Confessions di Rousseau.

(L. IV, 1731-1732, p. 135, ed. Flammarion):

«D’ailleurs des couturières, des filles de chambre, des petites marchandes, ne me tentaient guère: il me fallait des demoiselles... Ce n’est pourtant pas du tout la vanité de l’état et du rang qui m’attire: c’est un teint mieux conservé, de plus belles mains, une parure plus gracieuse, un air de délicatesse et de propreté sur toute la personne, plus de goût dans la manière de se mettre et de s’exprimer, une robe plus fine et mieux faite, ime chaussure plus mignonne, des rubans, de la denteile, des cheveux mieux ajustés...»