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navo l’anima a creare un misto dei miei lirismi (apprezzati per foga passionale) e del mio stile epistolare (apprezzabile per controllo logico e immaginoso) e il risultato furono i Mari del Sud con tutta la coda; ora debbo trovare il segreto di fondere la fantastica e sentenziosa vena del Lavorare stanca con quella, pazzerellona e realisticamente intonata a un pubblico, della pornoteca1. Ed è indubitato che ci vorrà la prosa.

Perché una cosa sola (tra le molte) mi pare insopportabile all’artista; non sentirsi piú all’inizio.

19 ottobre.

Rileggendo il 16 ottobre, penso che appunto perché espressi già il parallelo tra me e il Piemonte, nella mia poesia futura questo elemento non dovrà piú mancare. Poiché immagino che nessuna mia ricerca possa perdersi e il progresso consista in un sempre piú comprensivo macinare esperienze, gettando le nuove sulle vecchie.

21 ottobre.

«...sicut nunc foemina quaeque
cum peperit, dulci repletur lacte...»

27 ottobre.

«in gremium matris terrae praecipitavit».

28 ottobre.

Comincia la poesia quando uno sciocco dice del mare «Sembra olio». Non è affatto una piú esatta descrizione della bonaccia, ma

  1. Sulla «pornoteca» cfr. ne Il mestiere di poeta, in appendice a Lavorare stanca, p. 163 [N. d. E.].