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sente la vita, si esprime non in vive immagini, ma in entità drammatiche e visionarie fatte di quotidianità. Cfr. con Platone: la dialettica, i miti (i dialoghi, le visioni di Dostojevskij).

Cfr. II oggi. Defoe è il piú grande romanziere inglese perché è il meno elisabettiano. Ha una voce unmarred. Gli altri — anche Dickens — risentono il ’600 sia nel poetico sia nell’umoristico sono immaginosi, parlano per immagini che non hanno piú la carnalità istintiva e linguistica (wit) degli elisabettiani ma fanno frase retorica e non nascono dal personaggio e quindi non sono drammatiche.

Può essere drammatico anche un racconto con un solo protagonista apparente (Defoe). Ma in questo caso c’è un uomo e un ambiente che si affrontano.

24 giugno.

Tess del d’Urberville non vive, perché nessun suo personaggio (tranne le macchiette) ha un linguaggio. Come parla Tess? e come Angel? C’è il linguaggio dell’autore, questo sí, che avvolge tutto, ma è appunto un descrittivismo astratto e ricco e talvolta sobrio, che serve tutt’al piú a stendere una scena fortissima (riincontro di Angel e Tess a Sandbourne, cap. LV) dove c’è il pathos ma non le figure vive (melodramma).

Melodramma è quando i personaggi parlano per il pathos esterno della scena, non esistendo come persone ma provvisori e posticci allo scopo di prestare pretesto di commozione.

Le persone vanno rispettate anche nel raccontare altrimenti si dà nel melodramma che è in arte quello che l’ambizione o edonismo nella vita.